Non li ha turbati nemmeno l’Inferno di Dante. Niente sinora gli ha impedito di osare sin lassù, a scapito delle vestigia storiche dell’antico padrone della “Curatoria del Sigerro”, quelle che ancora sovrastano l’attuale comprensorio irriguo del Cixerri, nell’Iglesiente. Nemmeno il cruento racconto del sommo poeta sulle “cannibali” gesta del Conte Ugolino della Gherardesca, dominatore pisano di quelle terre, li ha tenuti lontani dal Castello della Gioiosa Guardia, a ridosso del paese degli ulivi centenari, Villamassargia. I novelli temerari del vento questa volta si sono inerpicati senza timore, quasi protesi a conquistare nuovi e moderni gironi danteschi tutti riservati a coloro che aggrediscono la storia e depredano la natura.

I gironi dell’Inferno

Se Ugolino, dominus dell’antica Villa Ecclesiae, l’attuale Iglesias, aveva varcato il nono e ultimo cerchio infernale dei traditori, i signori dell’eolico hanno osato scalare vette ancora più ardite rispetto a quel monumentale Castello eretto dalla famiglia della Gherdardesca sulla cima più alta del “Monte di Gioiosa Guardia”, avamposto delle montagne che separano l’Iglesiente dal Sulcis. Una sorta di Checkpoint Charlie tra Villamassargia e Terraseo, tra l’est e l’ovest del Sud Sardegna.

Antica vetta

Se non siete del posto e non avete una guida sicura non avventuratevi in quegli sterrati che costeggiano l’antico castello consunto dal tempo, levigato dal vento, accarezzato dal paesaggio intonso che lo circonda. Il cartello che lo indica è adagiato sul ciglio della stradina, arso da un pomeriggio che ha maledettamente avvicinato Astia, l’altopiano che lo circonda, direttamente al sole. Sfidare quella scalata è da temerari, con l’aria che ribolle oltre i 40 gradi. Addentrarsi in quei sentieri della storia antica, però, è come varcare la soglia tra la terra e il cielo, passando per una giungla di ginepri e lentischi che nel tempo hanno avviluppato ogni varco verso il castello. Le tacche azzurre segnate sulla roccia segnano la scalata verso la vetta estrema di quel monumento dimenticato. Le pendenze, passo dopo passo, trasformano i rami della folta e forte macchia in liane irrinunciabili per ancorare l’ascesa sui versanti più scoscesi.

Mozzafiato

Quando i camminamenti si interrompono, sul costone di mezzo, devi trasformare le sembianze umane in quelle di un cinghiale, unica postura possibile per varcare le impenetrabili gallerie di lentischio. Il bivio è quasi sulla sommità: Castello o cisterna, vetta o sotterranei, quelli dell’antica vestigia medioevale. Per dominare le mura regali che ancora si sfrangiano sul cielo impettito dalla calura occorrono ancora piedi saldi e arpioni ben ancorati, sino allo scorgere di quel precipizio tachicardico che si irradia lungo un costone di 400 metri di altitudine sul mare.

Scorcio tridimensionale

Lo scorcio è tridimensionale come se la realtà aumentata avesse fatto un passo indietro nella storia. La visuale è senza ostacoli, la prospezione visiva rende quei monumentali promontori come un palcoscenico riservato solo a chi ha osato. E’ qui, tra le mura antiche del Castello, che comprendi sino in fondo la toponomastica del luogo: Gioiosa Guardia. Non poteva essere diversamente visto l’impatto con un luogo più fiabesco che rurale, più incantato che destinato ai sortilegi dei signori del vento.

Vedetta della storia

In questa vedetta della storia si traguarda l’intero Cixerri, verde e produttivo, grazie a quell’acqua incatenata nei bacini e nelle condotte che lo irrigano rendendolo fertile sino a Siliqua. Svettano ad est il Marganai e il Monte Linas verso Villacidro, le vestigia di Orbai ad Ovest sino a scorgere la foresta di Pantaleo nel Sulcis. Se c’è un punto del sud dell’Isola dove il disastro eolico si può moltiplicare senza confini è proprio quello scelto da Sorgenia, la multinazionale risorta dalle ceneri “rinnovabili” della società dell’Ingegnere, quel Carlo De Benedetti, che, con quel meccanismo cattura sole e vento, aveva messo insieme quasi due miliardi di debiti.

La linea dei Castelli

Come se la linea d’orizzonte tracciata dal Conte Ugolino della Gherardesca, quella tra il Castello di Acquafredda di Siliqua, di Gioiosa Guardia di Villamassargia e Salvaterra di Iglesias, non esistesse, i signori di Sorgenia, dopo aver invaso il Medio Campidano, tentano a colpi di pale eoliche di mettere le mani sul vento dell’Iglesiente. Dopo l’assalto di altre due multinazionali che avevano alzato il tiro su quei versanti a ridosso di Villamassargia, ora il Ministero dell’Ambiente restituisce al pubblico dominio le carte del nuovo progetto eolico.

21 grattacieli di ferraglia

Diventano ben 21 i grattacieli di ferraglia da conficcare con piattaforme di cemento armato grandi come un campo di calcio su quelle montagne, in una posizione tale da squarciare per sempre l’intonso skyline di questa terra di agricoltura e miniere.

210 metri di F2i

Dai 206 metri d’altezza delle pale eoliche scelte dalle altre due società, in questo progetto appena svelato dalla società che fa capo al fondo d’investimento F2i, quello che vuole comprare tutti gli aeroporti della Sardegna, si sfoggia una taglia ancora più alta con 210 metri di altezza. Le pale numero cinque, sei e sette metteranno in croce le antiche vestigia del Castello di Gioiosa Guardia, come se non esistessero. Gli altri ventilatori si staglieranno sull’orizzonte, lungo la strada per Carbonia. Non nascondono nemmeno l’obiettivo di sfregiare il paesaggio, tanto che arrivano a scriverlo senza timore: «Gli aerogeneratori saranno installati secondo un allineamento principale che asseconda lo sviluppo dei crinali caratterizzanti la porzione settentrionale dei Monti del Sulcis, ai margini meridionali della Valle del Cixerri».

La storia non esiste

Per i signori del vento la storia non esiste, nonostante la mappa archeologica allegata al progetto sia un monito ben più rilevante degli affettatori di paesaggio e natura che vorrebbero sovrapporre all’antico Castello. Sono loro a descrivere l’area sulla quale intendono sistemare le slot machine degli incentivi di Stato. Scrivono: si rilevano «numerosi nuraghi, tra cui il nuraghe Santu Pauli e il nuraghe Monte Exi, e tre tombe di giganti, in località Monte Ollastu e in quella di Astia, dove è osservabile anche un pozzo sacro dedicato al culto delle acque. In epoca altomedievale assume importanza l'altopiano di Astia, centro amministrativo bizantino della zona. Nel periodo giudicale Villamassargia fa parte della Curatoria del Cixerri o Sigerro, nel Giudicato di Calari, e grazie alla fertilità dei suoi terreni, diviene uno dei villaggi più popolosi del Sulcis-Iglesiente, e capoluogo della Curatoria fino alla nascita di Villa di Chiesa». Per loro tutto quello che raccontano su quelle terre ha la valenza di un campo di patate.

Vincoli di vento

Tra gli ambiti che definiscono a «forte valenza simbolica» inseriscono «i resti del Castello di Gioiosa Guardia si trovano in cima al rilievo collinare omonimo a sud-est del centro urbano di Villamassargia e circa 1 km in linea d’aria a nord dell’area di impianto (con l’aerogeneratore numero sei più vicino)». Come dire sappiamo che esiste, ma non ce ne importa niente. Ultima annotazione. A proposito di vincoli scrivono: «le postazioni eoliche e parte delle relative opere accessorie ricadono in aree sottoposte a vincolo idrogeologico». Anche in questo caso poco importa: «sarà richiesta una preventiva autorizzazione». Come se i vincoli si potessero interpretare in base al vento che tira.

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