Le ci sono voluti 16 anni per parlare apertamente di quanto accaduto e tornare a Milano dopo lo stupro di gruppo subito, quando di anni ne aveva 21, nel 2008. Quella notte ha segnato la vita di Valentina Mazara, condizionandola nel lavoro, nelle relazioni e in ogni dettaglio della sua quotidianità.

5.800 giorni nel terrore di ricevere un abbraccio troppo stretto, di stare in un luogo affollato o al chiuso, a volte persino di fare una doccia. Senza più usare le scarpe con i tacchi, senza bere alcolici. Tra attacchi d'ansia, cadute e lacrime soffocate davanti all'incomprensione altrui.

«C'è sempre un'ombra davanti a me. Di quella notte non è sfumato alcun dettaglio, eppure da quel giorno faccio fatica a ricordare le cose. Dimentico tutto tranne la violenza», racconta la 36enne originaria di Carbonia che oggi vive a Roma.

«Erano forse una ventina, non so quantificare. Hanno strappato tutti i miei vestiti, sono stata picchiata mentre tutte le persone intorno guardavano e con indifferenza andavano via. Forse questo è stato il trauma più grande. Mio padre, saputo dell'accaduto, ha detto che la colpa era la mia, per lui a quell'ora dovevo stare a casa. Un'altra violenza».

Francesca Melis

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