La dignità dei cittadini di Isili nel Sarcidano, e dei tanti sardi che si sono nobilmente rivoltati contro i colonizzatori che, in nome del profitto, e con contributi pubblici, pretendevano di presentare, alla popolazione grata, il progetto per l'impianto eolico di "Perd'e Cuaddu", con opere accessorie anche nei comuni di Nurallao, Nuragus e Genoni (area della sottostazione elettrica), merita ogni apprezzamento. La loro protesta, innocente e pura, va sostenuta dal Presidente di una Regione autonoma che non può essere piegata da una volontà centralista e arbitraria che antepone le attività affaristiche di un’azienda privata alla difesa del paesaggio. Il paesaggio leggendario, ammirato in tutto il mondo, della Sardegna.

Anche soltanto l’accostamento di nomi di luoghi incontaminati da millenni, come quelli ricordati di “Perd’e Cuaddu”, a “sottostazione elettrica” fa capire l’abisso tra la civiltà e la miseria, fra la bellezza e la speculazione. Le comunità sarde che hanno il monopolio delle loro tradizioni non possono tollerare nessuna pala eolica dove c’è la terra, dove ci sono i pascoli, dove c’è un paesaggio mirabile. Anche per le ragioni più forti di un viaggiatore incantato che cerca (e per questo viene in Sardegna) l’integrità dei luoghi. E non va ingannato o tradito. Il rispetto delle amministrazioni e le garanzie costituzionali e statutarie del concetto stesso di autonomia impongono che lo Stato e la Regione sostengano i sindaci e i diritti delle popolazioni perché, come ha detto il sindaco di Nuragus, Giovanni Daga, «la dignità non ha prezzo, è presuntuoso venire a casa nostra per dirci cosa fare». Questo è colonialismo. Questo è genocidio. Questo è sconfitta dell’autonomia.

Come non pretendere un condiviso orgoglio da un presidente autonomista? In Trentino-Alto Adige non ci sono pale eoliche. Inoltre, e soprattutto, le regole elementari della democrazia devono garantire ai consigli comunali di poter decidere nei loro confini territoriali senza imposizioni dall’alto. Perché si vota, altrimenti? I sindaci di Genoni, Nurallao, Nuragus, e Isili sono gli eroi che rendono onore alla Costituzione, che non può essere piegata dalla finzione di un’energia pulita, che è sfregio e saccheggio di ciò che ha pregio proprio per la sua integrità.

Il Ministero della Cultura intende, fino in fondo, difendere i valori espressi nell’articolo 9 della Costituzione, che parla esplicitamente della tutela del paesaggio anche con il rafforzamento che impone la potenziata tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e degli animali. Intende inoltre garantire i principi democratici che governano l’amministrazione dei Comuni, in dialogo con le Soprintendenze alla archeologia, Belle Arti e paesaggio. Il paesaggio è un bene costituzionale, ma è anche lo spazio della produzione agricola e della civiltà contadina con le sue tradizioni, i suoi costumi e i suoi riti arcani.

Esorto quindi il sindaco di Isili e i comitati che hanno semplicemente dato prova del loro orgoglio municipale, interpretando lo spirito di tradizioni che rendono sacra la Sardegna e che sono radicate nella memoria e nella cultura delle genti, a rappresentare la loro posizione al Ministero dell’Agricoltura, senza accettare finzioni di propaganda verde che non intendano come principio fondamentale la conservazione dei territori e delle coltivazioni. Com’è avvenuto in Puglia e in Sicilia, le terre coltivate con ulivi e viti sono diventate terreni da vendere, nel prevalente silenzio degli amministratori comunali, per realizzare parchi eolici e campi fotovoltaici. La speculazione senza resistenza ha cancellato numerosi paesaggi d’Italia, soprattutto nelle regioni meridionali dove forte è il controllo della mafia e il suo condizionamento.

Io, per primo, ho denunciato gli affari, poi riconosciuti dalla magistratura, di Matteo Messina Denaro, per la diffusione di impianti eolici con cui ha distrutto il paesaggio siciliano. Ma privati e comuni non si erano rivoltati, assecondando pratiche mafiose. In Sardegna, finalmente, amministratori locali, comitati cittadini consapevoli, con il sostegno della libera stampa, si ribellano e devono essere ascoltati e rispettati dal Presidente della Regione. E devono crescere. Gridare. Pretendere rispetto. È una battaglia di legalità, prima di tutto. La violenza al paesaggio deve finire.

Da ogni parte di Sardegna uomini avveduti mi scrivono, con sobria indignazione: «Ciao Vittorio, la Sardegna sta per diventare la discarica d’Italia di pale eoliche.Ci rovineranno definitivamente il paesaggio, ultima risorsa per noi disponibile».

Io, intanto, rispondo e, premurandomi di attivare il collegamento tra i sindaci, i comitati, i cittadini sardi e il Ministero dell’Agricoltura, invito, per iniziative di tutela e proposte legislative, i sindaci in trincea nelle aree minacciate, lunedì 9 ottobre, alle 11.30, a un incontro al Ministero della Cultura a Roma, per difendere l’orgoglio e la speranza di comunità che intendono conservare la loro identità.

Come dice l’inno della brigata Sassari:

“Sa fide nostra

No la pagat dinari

Aioh! dimonios!

Avanti forza paris”

Vittorio Sgarbi

Sottosegretario alla Cultura

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