In Germania se uno studente non va a scuola senza una buona ragione si denunciano i genitori.

Idem in Australia, dove si possono anche perdere benefici fiscali.

La leva economica è usata come deterrente anche in Danimarca e (unita a sanzioni penali) in Inghilterra mentre in Finlandia e negli Usa in qualche caso fanno peggio: arrestano lo studente.

Se in Sardegna adottassero le stesse misure contro la dispersione scolastica dovrebbero finire in cella o in una comunità di recupero in 39 mila, il 18,1% degli oltre 213 mila studenti iscritti al penultimo anno scolastico.

La domanda è: la linea dura (anche se quelli punitivi non sono gli unici provvedimenti adottati) ha pagato?

Non sempre. Germania e Inghilterra hanno un tasso di dispersione medio rispettivamente del 10,1 e 10,8%, Finlandia e Danimarca lo hanno ridotto al 9,2 e al 7,8%.

Dunque hanno intaccato il problema senza incidere significativamente. Certo, vanno meglio dell'Italia la cui media è del 13,8% ma la soluzione anche per loro è lontana.

I NUMERI DI ISCOL@ - Se è vero, come ha attestato nei giorni scorsi Eurostat, che in un anno la Sardegna ha abbassato il tasso di dispersione di circa 5 punti percentuali in un anno (hanno abbandonato i banchi circa ottomila mila persone in meno) allora potrebbe essere quello sardo - con i progetti Iscol@ e Tutti a Iscol@ - il modello di riferimento?

A sentire Francesco Pigliaru ovviamente sì: "Una didattica moderna portata avanti in scuole belle ed efficienti è uno strumento essenziale per fronteggiare l'emorragia dei giovani che bruciano il loro futuro abbandonando gli studi", ha commentato il presidente della Regione.

INVESTIMENTI - La Puglia, che nel 2009 ha varato un progetto simile a Iscol@, in sette anni ha tagliato il tasso di dispersione del 7,8% portandolo dal 24,7 al 16,9%.

Un dato comunque più alto della media nazionale ma siamo al sud e anche sulla dispersione il gap economico e culturale con la parte alta del Paese conta.

La Regione Sardegna ha investito 150 milioni per migliorare le scuole esistenti e costruirne di nuove e 40 per progetti didattici che motivino gli studenti più riottosi dimostra una chiara volontà di ridurre il gap coi migliori (la Croazia, ha il 2,8%, la Slovenia il 5, la Polonia il 5,3) e prevedere di spenderne altri 30 per formare i docenti e sviluppare meglio le competenze digitali è una conferma di un disegno chiaro.

I DUBBI DEL SINDACATO - A molti il miglioramento sembra troppo alto per essere vero. «Il dato indicato da Eurostat sembra inverosimile e illogico.

Fa piacere ma va verificato ed approfondito nella speranza della sua coerenza completa rispetto ai metodi di calcolo Istat», commenta Ivo Vacca, segretario generale della Flc-Cgil.

"Sappiamo che il fenomeno della dispersione scolastica è generato da varie concause strutturali, culturali e psicologiche legate al particolare momento dell'adolescenza e una ricetta uguale per tutte le situazioni non esiste per questo bisogna insistere nella ricerca di quella più adatta alla Sardegna", premette.

"In quest'ottica l'adeguamento degli edifici, ma solo se accompagnato con l'adeguamento di trasporti, mense, qualità dell'insegnamento può incidere".

POCHE COMPETENZE - Annarosa Corda, insegnante di materie letterarie al liceo di San Gavino, pensa che la dispersione sia figlia di un problema più strutturale: "Oggi la scuola dà conoscenze e poche competenze e anche gli indirizzi sono inadeguati. Non solo: c'è uno scollamento tra giovani e insegnanti", prosegue la docente.

"Che cosa sappiamo noi della realtà dei ragazzi di 14 e 15 anni se non siamo genitori che hanno figli di quell'età o quanto meno nipoti?".

Corda non trascura nemmeno il fenomeno dello scollamento culturale tra scuola e territorio.

"Voglio dire che insegnando la storia e la cultura sarda se non anche la lingua i ragazzi, soprattutto quelli che studiano nei centri dell'interno, si sentirebbero più vicini alla realtà che vivono".

Per Vacca "modificare gli indirizzi degli istituti superiori ridefinendo l'offerta formativa per renderla più affine alle esigenze attuali è una strada da percorrere. Servirebbe per combattere la dispersione scolastica e il fenomeno dei Neet, quelli che non studiano e non lavorano".

Una delle conseguenze della dispersione.

Fabio Manca

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