A settembre sarà pronto il provvedimento con cui il governo aprirà ufficialmente le autocandidature dei territori  per accogliere il Deposito nazionale unico delle scorie nucleari.

L’annuncio è del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, che ha partecipato a un evento sul nucleare che si è svolto alla Camera dei deputati. Naturalmente, ha spiegato l’esponente del governo Meloni, «bisognerà fare delle valutazioni sull’idoneità dei territori».

Quella dello smaltimento delle scorie è una vicenda che va avanti da anni e che riguarda direttamente anche la nostra Isola.

I rifiuti radioattivi prodotti finora sono custoditi in depositi temporanei, tutte scorie derivanti dalle attività del passato, dallo smantellamento degli impianti nucleari e dai settori sanitario, industriale e della ricerca.

Parliamo di 95mila metri cubi in totale di rifiuti, di cui 17mila a media o alta attività, i restanti 78mila a bassa o molto bassa attività. Rifiuti che il governo vuole mettere in unico sito.

La Sogin, incaricata dal governo, a marzo 2022 ha trasmesso al ministero della Transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), individuandone 67 tra Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

LE AREE IN SARDEGNA

Sono 14 le aree idonee individuate in Sardegna. Quattro nell’Oristanese: una interessa il comune di Siapiccia, un’altra i comuni di Albagiara, Assolo, Mogorella e Usellus, la terza i comuni di Assolo e Villa Sant’Antonio, l’ultima i comuni di Albagiara e Usellus.

Le restanti 10 sono nel Sud Sardegna. Una Nuragus, poi a Nurri, un’altra ancora interessa i comuni di Genuri, Setzu e Turri, un’altra quelli di Pauli Arbarei, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna. E ancora: una a Gergei, una a Guasila, una a Ortacesus. Le ultime tre interessano una i comuni di Segariu e Villamar, un’altra quelli di Mandas e Siurgus Donigala, l’ultima i comuni di Las Plassas, Pauli Arbarei e Villamar.

Si tratta dell’ultimo step prima della scelta definitiva dell’area: per evitare le proteste delle comunità locali si è deciso di aprire le autocandidature, nella speranza che a candidarsi sia almeno uno dei siti individuati dalla Sogin.

Pichetto Fratin non esclude che possano essere prese in considerazione anche «aree militari messe a disposizione dalla Difesa».

COME SARÀ IL DEPOSITO

Andrà realizzato in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito stesso e 40 al parco tecnologico. Permetterà di smaltire tutti i rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese e una volta realizzato consentirà di demolire tutti i depositi temporanei in cui sono attualmente stoccati.

L'impianto accoglierà i rifiuti radioattivi a bassa e media attività, ossia quelli che nell’arco di 300 anni raggiungeranno un livello di radioattività tale da non rappresentare più un rischio per l’uomo e per l’ambiente. In attesa della disponibilità di un deposito geologico, i rifiuti a media e alta attività saranno stoccati in sicurezza all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, denominata CSA, Complesso Stoccaggio Alta attività, collocata sullo stesso sito del deposito nazionale

(Unioneonline/L)

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