È il segno dei tempi. Un cumulo scuro di sale si staglia all’orizzonte, come se il bianco della storia avesse smesso di incedere sulle rive della grande laguna. Un braccio meccanico di un escavatore raschia i canali di guardia. I fenicotteri, sempre rosa, veleggiano da Molentargius sino a Santa Gilla. Per il resto, qui, in quella che fu la più visionaria rivoluzione ambientale ed economica di una palude trasformata in fabbrica di sale, tutto sembra essersi fermato. Il silenzio è calato come una ghigliottina su un’oasi trafitta dall’interesse economico a scapito di quello ambientale. Qui, come spesso capita in Sardegna, gli enti di Stato hanno fatto i soldi, a palate, raschiato il fondo, e poi, son scappati. Da anni si invoca la “caratterizzazione chimico-fisica” dell’intera area delle saline, ovvero l’analisi delle acque di falda e delle sostanze che possono aver alterato nel tempo il sottosuolo e non solo. Non se ne sa niente, come se il tabù del possibile inquinamento avesse reciso le corde vocali di chi ha il dovere di imbrigliare i misfatti del passato e del presente.

Cancelli “ufficiali”

In tanti, negli anni, hanno varcato i cancelli “ufficiali” di quelle saline ingegnate davanti a Giorgino da un ingegnere visionario come Luigi Conti Vecchi, capace di trasformare un ricettacolo di zanzare malariche in un’oasi di sale e lavoro. Sono entrati lampeggianti di servizio e quelli delle forze dell’ordine, una volta per scortare i carichi pesanti, l’altra per sequestrare documenti e accertare possibili inquinamenti. Eppure, dello stato di salute di questa spianata di sale, nessuno parla, come se quel lembo di terra strappato all’antica palude fosse confinato in uno scrigno di segreti e misteri. Le narrazioni di chi lì dentro ha lavorato in tempi passati, però, vanno ben oltre quegli accessi registrati metodicamente da quel gabbiotto d’ingresso. Ci sono quelle strade segnate solo da erba alta dentro il confine “militarizzato”, con tanto di reti e telecamere, che segnano il contrappasso tra lo stabilimento industriale, quello del cloro-soda, e la gestione delle saline. Basta osservarle dall’alto, quelle macchie sul confine, per rendersi conto che se l’erba non cresce un motivo dovrà pur esserci.

Vincolo totale

Ora, quelle saline, cento e passa anni di storia da quel regio decreto del 1921 che ne assegnò la concessione al padre ideatore, diventano un vero e proprio “monumento” con tanto di decreto e vincolo di Stato. La Soprintendenza ha deciso di mettere il sigillo della storia in quella che a buon diritto può essere considerata una delle più importanti aree umide d’Europa che, con i suoi 2.700 ettari, ha segnato il triangolo salato tra Cagliari, Capoterra e Assemini. Il decreto è agli atti: «Il sito denominato Complesso immobiliare delle Saline Conti Vecchi, meglio individuato nelle premesse e descritto negli allegati, è dichiarato di interesse culturale particolarmente importante ai sensi del codice Urbani». Gli effetti di una norma non hanno bisogno di molte spiegazioni quando, a tempo di record, quel provvedimento ministeriale viene impugnato davanti al Tar Sardegna. Quando i piani alti di piazza del Carmine, sede del Tribunale Amministrativo Regionale, registrano il pagamento del contributo unificato del ricorso 253 del 2023 è il 5 maggio, il giorno dopo il ritorno del Santo.

Lo scontro tra ignoti

Il mittente è sconosciuto, le procedure giudiziarie per il momento tengono coperto il ricorrente, ovvero il soggetto che ha deciso di scatenare la guerra contro i vincoli imposti dallo Stato alla vigilia di S.Efis sull’intera area delle saline, un compendio gigantesco, dove per muovere un chiodo d’ora in poi bisognerà chiedere l’autorizzazione agli uffici ministeriali, in particolare quelli della Soprintendenza della Sardegna. Del resto la decisione del vincolo areale è difficilmente contestabile sul piano della sostanza e del merito. Chi conosce realizzazioni, stabili, progetto edilizio-architettonico di quello straordinario intervento su Santa Gilla semmai si domanda come sia stato possibile attendere tanto tempo per tutelare quel patrimonio ormai secolare. In realtà, l’intervento vincolistico, arriva tardi proprio per i richiami storici degli stessi funzionari della Soprintendenza che parlano apertamente di un vero e proprio giacimento archeologico “nascosto” in quel versante della costa, a partire dagli insediamenti punici adagiati sulle saline. Comunità preistoriche, comprese stazioni nuragiche, individuate nei territori di Elmas, Assemini e Capoterra.

Villaggi e impianti

Il provvedimento è articolato e abbraccia l’intero «Complesso immobiliare denominato Saline Conti Vecchi, comprensivo degli impianti dedicati all’estrazione del sale, della bonifica del vasto comprensorio di zone umide per la creazione delle vasche salanti e delle relative infrastrutture nonché dell’impianto urbanistico ed edilizio composto dalla sede della Direzione, dagli uffici e dal villaggio denominato Macchiareddu, dov’erano ubicate le residenze degli impiegati e dei tecnici dell’Azienda». Si tratta di «un’oasi ambientale e ingegneristica che rappresenta -secondo la Soprintendenza- una delle più importanti testimonianze della storica attività estrattiva del sale marino, risorsa naturale che ha costituito il motore del processo di modernizzazione economica, sociale e infrastrutturale dell’Isola». C’è tutto, o quasi nel decreto di vincolo, comprese le avvisaglie di quella guerra giudiziaria che rischia di scatenarsi proprio sul futuro di quel compendio. Ovviamente tutto descritto e raccontato con il tatto dei funzionari di Stato, ma senza cedere di un millimetro al piano vincolistico calato di punto in bianco sul quel proscenio tutto fenicotteri e sale.

Il primo scontro

Ad aprire le contestazioni del processo “decisorio” è il “padrone” di casa dell’intera area di Machiareddu, o meglio il soggetto che ha la governance istituzionale del territorio: il Cacip, il Consorzio industriale provinciale di Cagliari. Quando scrive alla Soprintendenza per fermare l’imposizione dei divieti è la vigilia dell’ultimo Natale, il 21 dicembre del 2022. Le osservazioni del Consorzio sono circoscritte, con un puntuale riferimento a quella strada “strombazzata” a gran voce che avrebbe dovuto attraversare, con tanto di pista ciclabile, un tratto delle saline. A fare la “spia” sarebbe stato il Fai, il fondo ambientale italiano che per primo ha iniziato a trasformare le saline in oasi turistico-archeologica di successo.

Vincoli avanti tutta

La Soprintendenza, nonostante il progetto dell’ente industriale, non si è, però, persa d’animo. La risposta è in punta di penna, con la fermezza di chi ha già deciso: «ribadendo l’importanza dell’azione di tutela avviata, si chiede una modifica parziale al progetto in corso di realizzazione e, contestualmente, si autorizza la ripresa parziale dei lavori per quelle parti ritenute non incidenti con la tutela e conservazione dei valori culturali del compendio immobiliare». La clausola del via libera è messa nero su bianco: cambiare il progetto e riprendere il cantiere nelle sole parti che non incidono sul vincolo. A confessare il sostegno del Fai alla decisione di Stato è lo stesso decreto: «Il Fondo Ambiente Italiano - che, nell’appoggiare l’iniziativa della Soprintendenza, ha messo in evidenza i molteplici aspetti di rilevanza storica, architettonici, ambientale e paesaggistici del compendio immobiliare meritevoli di tutela». Il decreto ora è “legge” in quella distesa bianco-rossa alle porte di Cagliari.

La guerra al Tar

Non tutto, però, sembra filar liscio. Per il momento solo il Ministero della Cultura conosce chi ha dichiarato guerra a quei vincoli. Nessuno si è fatto avanti pubblicamente. Il ricorso è in attesa della fissazione di un’udienza per dirimere uno scontro senza precedenti sul futuro di quei 2.700 ettari di campi salati. Di certo dietro quell’impugnativa giudiziaria può esserci sia un ente pubblico, il Cacip, o gli stessi siciliani di Italkali che nei mesi scorsi hanno liquidato i vertici dell’Eni. Lo scontro sulle saline di Santa Gilla è solo agli inizi. Sullo sfondo una grande questione ambientale, tra produzioni di sale e nuovi vincoli.

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