Un Piano operativo di bonifica approvato con Decreto ministeriale e un Progetto Nuraghe per la messa in sicurezza della discarica abusiva di rifiuti speciali e pericolosi di Minciaredda, l’area industriale più compromessa, inserita nel sito di interesse nazionale di Porto Torres.

Il manager dell’ex Syndial, Gianluca D’Aquila, nell’aula del Tribunale penale di Sassari, si difende dalle accuse di disastro ambientale per la discarica non autorizzata della cosiddetta “collina dei veleni”.

Nella fase decisoria del processo, l’ex responsabile regionale della sicurezza e delle norme ambientali della partecipata Eni, ha esposto dichiarazioni spontanee in sua difesa sostenendo che: "l'inquinamento risaliva a 65 anni prima del mio arrivo".

“Se facciamo riferimento ai quattro anni dal mio incarico, dal 2011 al 2015, quale Program Manager della Sardegna nell’area industriale di Porto Torres, - ha proseguito D’Aquila, attuale manager di Eni Rewind – ho provveduto fin da subito a trasmettere alle autorità competenti i Piani operativi di bonifica necessari per procedere al risanamento del sito industriale, chiedendo anche al Ministero dell’Ambiente (Mattm) l’emissione dei decreti d’urgenza per poter avviare le bonifiche”.

Si avvia alla fase conclusiva il processo penale che vede imputati anche gli ex dirigenti Syndial Luigi Volpe, Francesco Misuraca e Giovanni Milani, accusati di non avere posto in essere la manutenzione, la sorveglianza e i controlli per la discarica non autorizzata di Minciaredda, in località “La Marinella”, nella zona industriale di Porto Torres.  

Davanti al collegio presieduto dal giudice Mauro Pusceddu - a latere Giulia Tronci e Sergio De Luca – presenti le parti civili rappresentate da Comune di Sassari, Parco nazionale dell’Asinara, Wwf, Ministero dell’Ambiente e della Transizione ecologica che si è visto rigettare gli atti per vizio formale e dal Comune di Porto Torres che, tramite il legale Fabrizio Bionda, ha depositato nuova documentazione. 

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