Erano le 20.10 del 26 febbraio 2022 quando un’esplosione di odio sconvolse per sempre la città di Porto Torres. In via Principessa Giovanna, un anno fa, si consumava il massacro della famiglia Saladdino. Fulvio Baule, dopo aver estratto dalla sua auto un’ascia, con una violenza inaudita si è scagliato contro il suocero, Basilio Saladdino. Il poliziotto in congedo di 74 anni era sceso in strada in pigiama per difendere la figlia Ilaria dall’aggressione dell’ex marito. È morto sotto i colpi dell’ascia, sferrati in testa e alla schiena, mentre, caduto per terra dopo la colluttazione tra i due, tentava di rialzarsi. Con la stessa crudeltà, Baule si è accanito contro la ex moglie Ilaria, colpita sulla fronte con l’ascia, e poi contro la suocera, Liliana Caterina Mancusa, 65 anni, inseguita nel cortile della palazzina dove risiedeva. Aggredita alle spalle era caduta a terra davanti al loro garage dove tentava di trovare riparo. Invece l’ha raggiunta e con brutale ferocia l’ha colpita alla testa, «almeno cinque volte», raccontano i testimoni. Sul pavimento i segni di quella furia omicida.

I coniugi Saladdino (foto Pala)
I coniugi Saladdino (foto Pala)
I coniugi Saladdino (foto Pala)

Una tragedia di fronte ai due piccoli gemelli di appena un anno, figli di Ilaria e Fulvio, ignari di quello che stava succedendo. In pochi minuti il dramma si era compiuto. Liliana Mancusa è deceduta nel reparto di rianimazione del Santissima Annunziata dopo 32 giorni di agonia. Ilaria, la figlia di 39 anni, ridotta in fin di vita, costretta a lunghe cure di riabilitazione, è sopravvissuta. Sabato 18 febbraio è ritornata a casa, dopo quasi un anno trascorso tra le varie strutture ospedaliere per riprendersi la vita. Quella normale, nella sua famiglia che ha raccolto tutte le sue forze per poterla sostenere. Un miracolo, una festa per la comunità rimasta per mesi col fiato sospeso, incredula di fronte ad un dramma di tale gravità, ma con la speranza di poterla riabbracciare. Quel giorno è arrivato, la commozione ha preso il sopravvento su tutti. Anche sui carabinieri presenti con una pattuglia ad accogliere Ilaria, quasi volessero proteggerla ancora. Ha riabbracciato i suoi figli, ha festeggiato il loro compleanno. Appena due anni e un percorso da ricostruire senza i loro nonni, ma con l'amore della zia Giusy e del marito Franco Arras. L’emozione ha colto anche i vicini di casa, testimoni, loro malgrado, di un atto così atroce. Quella vita che riprende il suo percorso, è anche la loro vita, rimasta sconvolta da quelle immagini di un brutale omicidio che resterà nei ricordi.

Fulvio Baule, il 40enne di Ploaghe, quel giorno aveva riportato i suoi due figli dalla moglie, a seguito della separazione che aveva stabilito che i due gemelli dovessero stare con la madre, con la possibilità di vedere il padre secondo orari stabiliti. Davanti alla palazzina di via Principessa Giovanna, dove Ilaria aveva scelto di trasferirsi dopo essere andata via da Ploaghe, si è scatenata la furia omicida. Ilaria prima di essere colpita con l’ascia era stata picchiata con calci e pugni. Il muratore, rinchiuso nel carcere di Bancali, dovrà subire un processo con rito immediato per aver ucciso due volte e tentato di uccidere anche la moglie. Reati aggravati "dalla crudeltà e da motivi futili", commessi davanti ai due piccoli, con un’ascia che teneva all’interno della macchina, come arma per il quale è stato denunciato. Ora i nonni paterni chiedono di vedere i loro nipoti. L’udienza è fissata per il 29 marzo presso il Tribunale dei minori di Sassari.

Quella del processo penale, invece, è stata rinviata al 23 maggio prossimo presso la Corte di assise. Cinque i capi di imputazione nei confronti di Baule, 29 i testimoni che compariranno in aula in quello che rappresenta uno dei più crudeli casi di omicidio della storia di Porto Torres e non solo. Questa mattina nella chiesa di Cristo Risorto è stato celebrato l’anniversario della morte di Dino Saladdino e Liliana Mancusa. A salutarli questa volta c’era anche Ilaria. 

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