«Tu da qui non esci viva»: a Sassari condannato un imprenditore “padre padrone”
Era stato accusato dalla moglie e dalla figlia di violenze, insulti e minaccePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Un anno e sei mesi per maltrattamenti familiari a un imprenditore della zona di Alghero. È la sentenza comminata ieri in tribunale a Sassari, dalla giudice Silvia Masala, a carico di un uomo accusato da moglie e figlia di percosse, ingiurie, minacce. Condotte che, nell’imputazione, confluiscono in un episodio del luglio 2017 quando l’imputato, insospettito dai comportamenti della consorte e temendo un tradimento, le prende il cellulare buttandolo per terra per poi, secondo le accuse, picchiare sia lei che la giovane. Una presunta esplosione di violenza che porta il resto della famiglia a rifugiarsi in una stanza in attesa che arrivino le forze dell’ordine.
Per il pm Antonio Piras, che ha tratteggiato la figura dell’imputato come quella di un “padre padrone”, le violenze avvenivano senza testimoni esterni, e all’interno di un contesto dove l’uomo avrebbe preteso che figli e moglie agissero secondo i suoi desiderata e assecondassero il suo progetto di vita legato all’azienda per cui si era indebitato in modo pesante. E la presenza della figlia, che non avrebbe ritenuto all’altezza del compito, era un peso. «Una donna è una rovina», riferisce le presunte parole dell’imputato l’avvocata di parte civile per la ragazza Tiziana Satta, «perché non può continuare l’azienda». Poi insulti, l’annullamento di ogni autonomia, schiaffoni e calci per impedirle di uscire, fino a un presunto tentato suicidio.
Il quadro relativo alla moglie è, se possibile, peggiore e lo ha riferito l’avvocato di parte civile per la signora, Costantino Biello, raccontando come l’accusato, otto anni fa, le avrebbe detto: «Tu da qui non esci viva». Un regime di sudditanza, secondo il legale, che si esplicitava anche nei rapporti sessuali, imposti pure contro la volontà della donna. Circostanza negata con forza dall’avvocato difensore Vittorio Marrocu, che ha rimarcato come negli altri processi relativi alle vicende della famiglia non si è mai parlato di violenza sessuale e sottolineando una serie di contraddizioni da parte delle accusatrici. «Se il padre era un tale mostro», dichiara, «perché la madre ha lasciato gli altri figli con lui?»
Per il legale le lacune del procedimento sono state riempite con falsità fatte emergere a rate durante le udienze. La giudice ha disposto la sospensione condizionale della pena, e una provvisionale di 2.500 euro a testa per le parti offese.