«Non mi ricordo di aver aggredito mia moglie e neppure mio suocero, rammento soltanto il corpo di mia suocera riverso per terra e io insanguinato con l'ascia in mano». Non ha conservato il ricordo delle fasi del massacro Fulvio Baule, il quarantuenenne di Ploaghe che uccise a colpi d'ascia i suoceri, Basilio Saladdino e Liliana Mancusa, il 26 febbraio 2022, a Porto Torres, riducendo in fin di vita la moglie, Ilaria Saladdino, da cui si era appena separato.

Davanti alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Massimo Zaniboni, l’imputato ha risposto alle domande della pm Enrica Angioni, degli avvocati di parte civile, Gabriele Satta, Silvia Ferraris e Gian Mario Solinas, e del suo difensore Nicola Lucchi.

«Quella sera avevo riportato i bambini a mia moglie. Abbiamo bisticciato ma non credo di averla aggredita». Poi i vuoti di memoria. I bambini nel cortile e lui che va via gettando l’ascia per terra. «Ho sentito urla provenire dal palazzo, dalle finestre, e sono scappato», prosegue nel suo racconto Baule.  «Poi sono andato a costituirmi. I carabinieri mi hanno chiesto: "Cosa hai fatto?” Ho risposto “non lo so, un omicidio”».

«L'ascia», ha spiegato rispondendo alle domande della pm, «l'avevo messa in auto il giorno prima perché dovevo andare con mio padre a tagliare della legna. Non volevo uccidere i miei suoceri. Non li vedevo dal mese di novembre. Quello che ho fatto, non l'ho fatto con cattiveria».

In aula sono state sentite anche le deposizioni dei genitori e della sorella di Baule, e tre amici della coppia. Tutti hanno descritto i rapporti tesissimi tra le famiglie dell'imputato e della moglie, e il furibondo litigio avvenuto fra i consuoceri nell'agosto 2021, durante la festa per il battesimo dei due gemellini figli dei due coniugi. Contrasti insanabili che hanno incrinato irreparabilmente il rapporto della coppia, fino alla separazione e alla tragedia. 

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