Ripulire i mari dagli attrezzi da pesca abbandonati nei fondali del Golfo dell’Asinara e la costa nord occidentale della Sardegna, per proteggere e conservare le praterie di Posidonia oceanica e l’habitat a coralligeno. Questo l’obiettivo del progetto Strong Sea Life, il piano finanziato dal programma Life della Commissione Europea che, a due anni e mezzo dall’avvio, ha consentito di rimuovere dall’area marina protetta interessata circa 4 tonnellate di reti dal fondo del mare.

I dati sono passati al vaglio della Project Advisor della Commissione Europea, Manuela Osmi e della Monitor del progetto. Il confronto nella sede del Parco nazionale dell’Asinara, a Porto Torres, nelle giornate di mercoledì 15 e giovedì 16 maggio, con i 5 partner del progetto Strong Sea Life, ovvero i rappresentanti di Ispra, il Corpo forestale di vigilanza ambientale della Regione, Agris, Parco Asinara, Mcm con il suo affiliato Ecogreen ed il partner francese Petra Patrimonia Corsica. Tutti i soggetti hanno illustrato ai responsabili della Commissione Europea i progressi raggiunti dal 2021 ad oggi e, a bordo di un peschereccio e con l’ausilio di un veicolo teleguidato subacqueo, hanno mostrato  le operazioni necessarie all'individuazione e al recupero delle reti fantasma.

«La grande quantità di reti recuperate dal mare ci consente di tutelare dieci ettari di posidonia preservata, per cui  lo stato di conservazione è migliorato, oltre a tre ettari di coralligeno tutelato», sottolinea Serena Rumiri, responsabile Ispra del progetto «un buon risultato che risponde agli obiettivi del progetto anche per quanto riguarda le specie sensibili, di cui ne abbiamo potuto tutelare una quantità importante, poiché la rimozione ha riguardato reti che erano ancora in pesca. Possiamo affermare, quindi, di aver incrementato la risorsa ittica sia da un punto di vista conservazionistico, tutelando le specie vulnerabili importanti, sia da un punto di vista  commerciale».  Manuela Osmi responsabile per la gestione del programma Life della Commissione Europea, insieme al team esterno che supporta Cinea - Agenzia esecutiva europea per il clima, l'infrastruttura e l'ambiente - per il monitoraggio del progetto, nella giornata di martedì, hanno effettuato una prima verifica, prevista una volta l’anno, finalizzata a controllare l’attuazione delle singole azioni del piano. «Abbiamo rilevato che i risultati a metà percorso sono soddisfacenti – ha dichiarato Osmi - in relazione alle attività di conservazione e alla rimozione di queste reti abbandonate sui fondali, che creano un grave pericolo per gli habitat di interesse comunitario e per le specie. Pertanto riteniamo che le azioni siano state rispettate con successo ed ora confidiamo nell’altra metà del progetto».

La rappresentante della Commissione Europea ha inoltre sottolineato:  «Da evidenziare l’aspetto pilota di questo progetto che ha dedicato attenzione alla rimozione di questi attrezzi di pesca abbandonati e con conseguente impatto negativo sull’habitat e sulle specie, un piano che può essere replicato in altri contesti nel Mar Mediterraneo». Nella seconda giornata, giovedì 16 maggio, a bordo del  peschereccio Polaris, il team, partito dalla banchina pescherecci a Porto Torres, ha raggiunto il punto in cui è stato individuato un attrezzo da pesca da visionare con il Rov, uno strascico importante che si prevede di rimuovere nel mese di giugno con l’ausilio di un peschereccio apposito. 

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