Quaranta cassette salvamare per i pescatori delle marinerie di Alghero, Porto Torres, Castelsardo e Stintino. È una delle azioni di “Strong Sea Life” (capofila Ispra), il progetto comunitario per sensibilizzare i pescatori e gli operatori del mare presenti all’incontro che si è tenuto nella sede del Parco nazionale dell’Asinara, a Porto Torres.

Un progetto per la tutela, conservazione e miglioramento dello status degli habitat, scelti per il loro elevato valore ecologico e ambientale. «La nostra idea è quella di rimuovere le cassette di polistirolo che hanno alti costi economici e ambientali e cercare di rifornire questo settore di strumenti di lavoro ecosostenibili e riciclabili, che hanno una funzione importante per il trasporto del pesce e per la conservazione della catena del freddo, dotate di microchip per individuare e tracciare la zona di pesca», spiega Gabriele Sanna di Agris, curatore del progetto di cui è responsabile scientifico Nicola Fois. Tutto questo in continuità con altri progetti comunitari già finanziati, tra cui l’iniziativa del Flag Nord Sardegna. Tra gli obiettivi anche la lotta alla pesca fantasma e la necessità della marcatura degli attrezzi da pesca per individuarne la provenienza.

Al seminario, cui hanno partecipato anche gli enti locali e gli stakeholder che stanno collaborando al progetto, è stato presentato lo stato attuale delle attività svolte. All’incontro sono intervenuti Vittorio Gazale, direttore del Parco Nazionale dell’Asinara, i ricercatori Ispra che insieme al Flag Nord Sardegna hanno mostrato i primi risultati del progetto in merito alla tutela degli ecosistemi di prateria di Posidonia oceanica e Coralligeno e sull’importanza delle segnalazioni e della cooperazione tra enti e pescatori locali. Il progetto porta avanti un piano di monitoraggio degli Aldfg, cioè gli attrezzi da pesca abbandonati, rinvenuti in hotsposts e identificati nell’area di studio, vengono rimossi grazie ad una squadra operativa che vede in prima linea i pescatori ed il Corpo forestale della Regione, oltre alla Capitaneria, senza arrecare ulteriori danni all’habitat, o inattivati, in modo da ridurre al minimo la pesca fantasma, evitando di stressare oltremisura gli habitat sui quali insistono. Il progetto, finanziato nell’ambito del programma Life, settore prioritario Natura e Biodiversità, è formalmente iniziato nel dicembre del 2021 e ha una durata di 5 anni.

Le rimozioni vengono condotte da biologi marini che opereranno secondo il principio della tutela degli habitat interessati, mirando a tutelarne lo stato di conservazione. Vista la complessità delle immersioni, i ricercatori si sono avvalsi della preziosa collaborazione dei sommozzatori della Polizia di Stato, già presenti durante le operazioni di monitoraggio. Si tratta di un servizio concreto e fondamentale a favore della tutela dei fondali dell’area del Golfo dell’Asinara e che vede lavorare insieme un partenariato qualificato e autorevole e le marinerie dei pescatori che in questo modo vengono ulteriormente sensibilizzati su una pesca responsabile. Le attività si sono svolte in tre fasi. La prima fase, con strumenti di precisione come il Multibeam, la seconda fase con strumenti acustici di altissima precisione come il side scan sonar e la terza fase con strumenti visivi come il Rov, dotato di due telecamere, una a bassa risoluzione e una ad altissima risoluzione, che permettono di fare un confronto sui target rilevati nelle precedenti fasi.

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