Il sindaco di Sorso, Fabrizio Demelas, si è recato ad Asiago per ricordare il sacrificio della Brigata Sassari e dei soldati di Sorso caduti sul Monte Zebio.

Tre giorni di celebrazioni sull’altipiano veneto dei Sette Comuni per commemorare il sacrificio della Brigata Sassari e celebrare il recupero completato del cimitero di guerra a Casara Zebio, dove sono seppelliti 218 soldati sardi, tra cui tre sorsensi, caduti nei combattimenti del 1916, durante la Grande Guerra, di cui scrisse, per averli vissuti in prima persona da ufficiale della Brigata, Emilio Lussu nel suo “Un anno sull’Altipiano”.

«È indescrivibile, e oltre ogni possibile immaginazione per quanto si possa aver letto sulla Grande Guerra, il turbinio di emozioni che suscitano i luoghi teatro di quei sanguinosi scontri tra italiani e austriaci - afferma il sindaco Fabrizio Demelas - . Sul terreno, lungo i sentieri impervi che si percorrono per raggiungere i trinceramenti del Saliente di Monte Zebio, all’interno delle trincee, persino ai piedi della famosa “feritoia 14”, si trovano ancora frammenti del materiale bellico o di suppellettili portati su quelle cime infernali dai soldati. Sembrava di stare in una dimensione fuori dal tempo in cui la morte proprio li dove tu muovi i tuoi passi si è presa tutto, prima la dignità e poi la vita. Si prova dolore vero solo alla vista e ci si sente in colpa pur senza avere colpe. Per questo ho sentito di posare sulle croci dei nostri tre concittadini la fascia tricolore e inchinandomi in questo gesto, prima di tutto, di chiedere perdono per quei «momenti in cui la vita è pesata loro più dell’attesa della morte. Tutti una volta nella vita - conclude il primo cittadino - dovremmo far visita a questi luoghi per soffermarci a riflettere, a partire dalle più giovani generazioni, perché nel luglio e nell’agosto del 1916 quando caddero sotto i colpi nemici, se non addirittura sotto quelli dell’artiglieria “amica”, da soldati del 151esimo reggimento della Brigata Sassari, Gavino Sanna, Antonio Contini e Angelo Piseddu avevano solo venticinque, ventuno e vent’anni».

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