Un’immagine che vale più di mille parole sul dramma degli eroinomani a Sassari.

Non lontano dalla stazione ferroviaria si trovano conficcate nel terreno dodici siringhe, una accanto all’altra, come a testimoniare in modo inequivocabile, e scioccante, la dipendenza dagli stupefacenti.

L’area è una di quelle più vissute da chi fa uso della “roba” in città, un angolo in ombra che si somma ad altri concentrati tra il centro e le periferie. Ritorna così l’allarme eroina, che ha avuto un culmine nel capoluogo turritano tra gennaio e marzo di quest’anno con la morte di tre persone per overdose e almeno due arrivate in condizioni molto critiche al pronto soccorso. Un’emergenza che aveva fatto pensare a una partita tagliata male, fenomeno purtroppo abituale nel mondo della tossicodipendenza.

Il pericolo non allontana però a Sassari i consumatori dall’uso delle sostanze e, talvolta, nemmeno li avvicina alle strutture di cura come il Serd. Un’omissione denunciata proprio sull’Unione Sarda dal direttore sanitario della Assl Vito La Spina: “Al servizio per le dipendenze patologiche, oltre alle comunità terapeutiche, ci sono tutta una serie di servizi, compresi i supporti psicologici, a cui i tossicodipendenti se vogliono possono accedere. Il più delle volte però non lo fanno. Ma dobbiamo aiutarli ad aiutarsi”.

© Riproduzione riservata