Voleva difendersi da riti voodoo che esistevano solo nella sua testa. Per questo un 58enne dell'hinterland sassarese si è accanito nel 2020 sulla macchina della presunta sciamana, una 64enne della provincia, fracassandone gli specchietti retrovisori con un martello e squarciandone le gomme con un coltello.

Dalla denuncia della donna si è arrivati al processo, conclusosi in tribunale a Sassari con la condanna dell'imputato a 6 mesi di reclusione. Sull'uomo pendeva anche un'altra accusa, quella di procurato allarme, perché, come si riferisce nell'imputazione, «annunziando infortuni e pericoli inesistenti suscitava allarme presso l'autorità». In particolare, in un'occasione, aveva chiamato i carabinieri sollecitando un intervento in quanto la sua vicina, a suo dire, stava per suicidarsi. Comunicazione del tutto falsa da inquadrare, come ha detto in discussione il suo difensore, l'avvocato Marco Manca, in una forma di difesa dai riti voodoo che il suo assistito immaginava praticati dalla parte offesa e che lui riteneva essere la fonte dei suoi problemi. Lo stesso legale ha posto il problema del vizio parziale di mente per il suo cliente.

A pronunciare la sentenza la giudice Elena Barmina, la pm era Paola Manunza, che ha chiesto 6 mesi, e Danilo Mattana l'avvocato di parte civile.

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