Un anno e sei mesi di reclusione. Questa la condanna chiesta dal pm Antonio Pala, ieri in tribunale, contro una 65enne accusata di maltrattamenti familiari, violenza privata e calunnia.

Gli episodi contestati risalgono al 2015 e sarebbero avvenuti in un paese dell'hinterland sassarese quando l'imputata, alla morte del marito, avrebbe cominciato a prendere di mira i tre figliastri.

Secondo le accuse, la donna li avrebbe minacciati e offesi, distruggendo alcuni arredi della casa, dando fuoco all'abito da sposa della loro madre, deceduta anni prima, e buttando la foto del matrimonio dei genitori nel cassonetto della spazzatura.

Avrebbe poi mandato via di casa, così riferiscono le imputazioni, uno dei figliastri, non autosufficiente dal punto di vista economico e avrebbe malmenato la figliastra al tempo minorenne. Oltretutto, come ricordano i due avvocati difensori Annamaria Ajello e Bastianino Ventura che si sono costituiti parte civile per le parti offese, la 65enne oltre ad appropriarsi di beni e denari ereditati in comproprietà coi figli del marito, avrebbe nascosto le provviste in una dispensa di cui aveva le chiavi costringendo così i ragazzi a cibarsi degli avanzi portati dal ristorante in cui lavorava una di loro.

L'imputata aveva infine presentato denuncia contro gli zii delle ragazze per sottrazione di minore nonostante, secondo l'imputazione, sapesse che fossero innocenti perché la giovane si era allontanata da casa dopo aver subito minacce, insulti e strattoni dalla donna. Antonella Piras, legale della 65enne, in sede di discussione, ha contestato tutte le accuse chiedendo l'assoluzione per la sua assistita. La giudice Silvia Masala ha rinviato a gennaio per repliche e possibile sentenza.

© Riproduzione riservata