Sono scesi in piazza Castello a Sassari per protestare contro il coprifuoco, stanchi di una misura che “perfino lo stesso Comitato tecnico scientifico nominato dal Governo ha recentemente disconosciuto”.

In tanti, soprattutto giovani, si sono dati appuntamento alle 20.30 per partecipare alla manifestazione pacifica organizzata dall’associazione “Sa Domo de totus”, una iniziativa in cui sono confluiti tutti i motivi che hanno portato la gente all’esasperazione dopo 14 mesi di restrizioni.

Denunciano la classe politica regionale e statale che in tutto il periodo di pandemia “ha trascurato i settori strategici che realmente avrebbero potuto fare la differenza, - dice il presidente dell’associazione, Celeste Brandis, 24 anni - come sanità, scuola e trasporti pubblici e invece si apprestano ad utilizzare i 200 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per finanziare opere di dubbia utilità che non riguardano la Sardegna”.

Giovanni Fara, 45 anni, editore, denuncia: “Non possiamo organizzare la presentazione di un libro, però ci si può assembrare tranquillamente in un centro commerciale o persino in un centro vaccinale. La Sardegna ha dimostrato ancora una volta di non contare nulla nello Stato italiano, basta considerare l’ultima beffa della permanenza in zona arancione con numeri da gialla. Chi ha deciso che produrre latte in polvere a Bergamo è strategico e fare cultura o ristorazione in Sardegna non lo è?”.

In piazza i titolari di locali pubblici, commercianti e insegnanti. Antonia Tedesco, 65 anni, docente fresca di pensione: “In più di un anno il Ministero della pubblica istruzione non è stato in grado di affrontare il problema delle classi sovraffollate. In Sardegna la situazione è ancora più grave per l’altissimo tasso di abbandono, la chiusura ministeriale di numerose scuole e le numerose difficoltà incontrate dagli studenti per trasporti e difficoltà di accesso alla connessione”.

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