L'Asinara sarà al centro di una manifestazione culturale internazionale di pace e di ricordo delle vittime etiopi deportate sull'isola nel periodo tra il febbraio del 1937 e il maggio del 1939, quando vite umane furono costrette dal regime fascista a lasciare l’Impero di Etiopia, invaso dall’esercito italiano, per essere confinate in diverse località del Paese. Dal 5 all’8 agosto il Comune di Porto Torres e il Parco nazionale dell’Asinara ospitano una trentina di discendenti dei deportati etiopi nell’isola. L'amministrazione comunale di Porto Torres, che promuove l'evento culturale commemorativo, il 6 agosto alla presenza dei discendenti apporrà una targa commemorativa.

Gli ospiti arrivano da tutto il mondo, per rispondere alla chiamata di una delle sopravvissute, una donna di 94 anni che ora vive negli Stati Uniti, ultima vivente di quei prigionieri. Il 7 agosto, infatti, nella Sala Filippo Canu, alla conferenza sulle testimonianze dei discendenti dei deportati, parteciperà proprio lei, Yeweinshet Beshah-Woured, testimone diretta della deportazione, insieme a Elfy e Sarah Nouvellon, Garbe Korajian e altri discendenti, un intervento che sarà trasmesso sui canali social a cura dell'Ente Parco. La drammatica vicenda è cominciata negli anni della campagna di Etiopia, a seguito dell'attentato ad Addis Abeba contro il vicerè Rodolfo Graziani. Un attacco compiuto nella tarda mattinata del 19 febbraio del 1937 da due giovani partigiani eritrei che lanciarono alcune bombe a mano verso le autorità fasciste, presenti a una cerimonia nel palazzo Guennet Leul. La reazione fu una violenta rappresaglia, un vero e proprio massacro della popolazione etiope, con migliaia di vittime e il confino di tutti coloro ritenuti autori dell’attentato. 

Dopo l’invasione da parte dell'Italia, i diversi prigionieri di guerra etiopi, inclusi studenti e membri d'élite, furono costretti dal regime fascista ad abbandonare l’Impero di Etiopia per essere confinati in diverse località del paese, articolandoli in diverse categorie definiti irrecuperabili, recuperabili e non pericolosi. All'Asinara vennero deportate ben 284 persone di cui 214 uomini, 43 donne e 27 bambini. Questi Etiopi erano dignitari della corte imperiale con le loro famiglie. Tra loro pure la principessa Romane Worq, 28 anni, primogenita dell’imperatore di etiopia, Hailé Selassié, fatta rapire da Benito Mussolini e confinata nell’isola nel ’37 dove perse il figlio Gedeon, il suo ultimogenito di due anni.

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