Casa Serena, un baluardo di accoglienza da difendere.

Ieri a Sassari, in V Commissione a Palazzo Ducale, il tema era proprio la struttura comunale di via Pasubio dove al momento si trovano 88 ospiti.

«Contiamo - afferma l’assessora alle Politiche sociali Lalla Careddu - di arrivare a 92 appena verranno fatti dei lavori di messa in sicurezza».

Sulla casa alloggio si parla da tempo di privatizzazione, eventualità smentita da Careddu. «Non in mio nome - riferisce - Siamo impegnati nel reperimento delle risorse necessarie per far fronte ai costi assistenziali che sono lievitati ma di cui intendiamo farci carico».

Le ipotesi sono quelle di un piano industriale e di un tavolo di confronto con l’Asl per ovviare alle crescenti difficoltà e, in particolare, di investire per «contenere il più possibile l’istituzionalizzazione della fascia più anziana della nostra popolazione, investendo sui progetti e sugli interventi che favoriscano la possibilità di aiutare le persone a casa propria».

Ad affiancare l’assessora la direttrice di Casa Serena Barbara Fozza.  «Trattandosi - sostiene Fozza –  di uno strumento operativo dei servizi sociali, Casa Serena accoglie tante persone con situazioni di grande fragilità, che richiedono un supporto e un sostegno particolare».

Persone rifiutate da tutti e talvolta con trascorsi drammatici. «In alcuni casi eccezionali si deroga alla regola dei 65 anni per l’ingresso nella struttura».

«In molti casi rappresenta l’unica alternativa possibile per chi non ha risorse economiche tali da poter accedere a soluzioni alternative – sottolinea Lalla Careddu – basti pensare che la pensione media delle nostre ospiti donne è di 1124 euro, mentre quella degli ospiti uomini è di 1062 euro».

A Casa Serena l’assistenza sanitaria è garantita da otto infermieri e due medici di base, all’interno di una comunità che conta circa 70 dipendenti. «Ma non bastano - chiosa Careddu - bisogna aumentarli. Stiamo supplendo alla sanità ma non possiamo sostituirci». 

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