«Rubo perché ho fame». Così giustifica, oggi in tribunale, il furto di qualche borsello e 4 paia di occhiali da una vettura, ieri in centro, un 31enne sassarese nel corso della direttissima. Lo stato di indigenza è visibile nel corpo ridotto a poco più di pelle e ossa e consunto dalla tossicodipendenza.

Due settimane fa un gesto identico, la sottrazione di una sacca da padel e qualche centinaio di euro, sempre da una macchina, il nuovo trend sassarese dei furti. E se il 22 agosto se l’era cavata con l’obbligo di firma al comando della polizia locale, stavolta per l’uomo, difeso dall’avvocata Tina Lunesu, e tratto in stato di fermo dalla polizia di Stato, la giudice Sara Pelicci dispone la custodia in carcere.

È il destino del “tornello”, entrare e uscire di prigione, per poi rientrarci, in seguito ad altri furti, ad altri tentativi di sopravvivenza, in un circolo senza fine. A meno che l’ingresso in una comunità riesca nel salvataggio della persona, altrimenti condannata a fare la spola tra la strada, il tribunale e il carcere.

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