Gli agricoltori delle borgate non intendono utilizzare le acque del depuratore di San Marco fino a quando Abbanoa non avrà aggiornato il Piano di gestione. L’appello dei vertici del Parco di Porto Conte per l’uso della risorsa che, altrimenti finirebbe nella laguna del Calich, è caduto nel vuoto, anzi, è motivo di polemiche.

«Ancora una volta non si smentisce quella che si delinea sempre più come un'avversione del direttore del Parco di Porto Conte, Mariano Mariani, verso gli imprenditori agricoli della Nurra», il commento di Tonina Desogos, del comitato di Maristella. «L'ultima sua sparata riguardo la possibilità di utilizzare i reflui in agricoltura anche se non certificati è strabiliante: rischiare l'avvelenamento di migliaia di ettari di campi agricoli pare una cosa da poco?», si domanda la presidente del comitato di borgata.

«Chiediamo al presidente del Consorzio di Bonifica Zirattu di non retrocedere di un millimetro riguardo la necessità di sicurezza dell'acqua per i consorziati. La tutela della salute e la salvaguardia del polmone agricolo di Alghero non possono soccombere di fronte ad interessi diversi», chiude Desogos.

Anche a Sa Segada e a Tanca Farrà c’è preoccupazione. Il Parco di Porto Conte ha minacciato azioni legali per il danno che ciò comporterebbe alla laguna del Calich. «Ci viene spontaneo pensare che al dott. Mariani nulla importa della sicurezza e della salute di chi consuma i prodotti agricoli coltivati con l'utilizzo dei reflui (ad oggi non certificati) miscelati ad acque grezze», scrive Antonio Zidda. «Vogliamo ricordare che diverse di queste aziende godono proprio del marchio del Parco che viene rilasciato solo ad imprese in possesso di standard qualitativi certificati secondo rigorosi protocolli di sostenibilità ambientale dei processi produttivi. Non vogliamo neanche immaginare la figura che farebbe il Parco se qualcuna di queste aziende "certificate" a causa dei reflui non certificati e miscelati ad acque grezze dovesse malauguratamente mettere in commercio prodotti che si rivelerebbero dannosi per la salute pubblica».

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