Nessun comportamento omissivo tale da provocare un disastro ambientale sarebbe imputabile agli ex quattro dirigenti Syndial, assolti dal collegio dei giudici del Tribunale di Sassari, presieduto da Mauro Pusceddu, a latere Giulia Tronci e Paolo Bulla.

È scritto nelle motivazioni della sentenza, emessa il 13 settembre scorso, in cui furono respinte tutte le accuse nei confronti di Gianluca D'Aquila, Luigi Volpe, Francesco Misuraca e Giovanni Milani, manager della società partecipata di Eni, accusati di mancata manutenzione, sorveglianza e controlli nella discarica abusiva di Minciaredda, un deposito di veleni che ha inquinato l’intera zona, con sostanze altamente tossiche quali benzene, toluene, idrocarburi vari, arsenico, solfati.

A 90 giorni dalla decisione sono state messe nere su bianco le ragioni che giustificano il provvedimento del giudice, il quale aveva ritenuto i quattro imputati non responsabili del danno, in quanto compiuto precedentemente dall’intervento di bonifica ambientale, programmato da Syndial con il progetto Nuraghe.

Quindi il reato risulterebbe prescritto, perché il danno sarebbe stato commesso dieci anni prima che i dirigenti assumessero le loro funzioni all’interno dell’azienda, quando era già in atto un piano di risanamento. Nel processo il manager Gianluca D'Aquila è assistito dall’avvocato Piero Arru del foro di Sassari, i manager Luigi Volpe e Francesco Misuraca dal legale Francesco Fulvio Simoni, mentre Giovanni Milani dall’avvocato Luigi Stella del foro di Milano. Parti civili: Comuni di Porto Torres e Sassari, Regione Sardegna, Ente Parco nazionale dell’Asinara, ministero Transizione Ecologica e Wwf. Da 12 dicembre alle parti civili resta il termine di 45 giorni per presentare ricorso in appello. 

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