Porto Torres, Cani: «Il metano vettore della transizione energetica»
L’esponente della Giunta Todde: «Riteniamo il metano importante per due aspetti»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Il gas metano imprescindibile vettore ponte nel percorso di transizione energetica, in grado di sostenere la progressiva riduzione delle emissioni di Co2, ma soprattutto fonte di approvvigionamento per la produzione di energia in Sardegna. Non si vive di solo turismo, non è certificabile dal punto di vista economico. La Sardegna non è in grado di supportare il reddito delle nostre famiglie solo attraverso le attività turistiche. Dobbiamo osservare il mondo industriale come valore aggiunto, perché non si può vivere senza industria».
L’assessore regionale all’Industria, Emanuele Cani, punta tutto sul metano nella fase di decarbonizzazione dell’Isola e di riconversione della centrale termoelettrica Ep Fiume Santo Sassari-Porto Torres, al centro della transizione e del progetto generale di infrastrutturazione energetica della Regione.
L’esponente della giunta Todde è intervenuto sul tema energia al centro del convegno che si è svolto questa mattina nella sala conferenze dell'Ente Parco dell'Asinara, dal titolo "La Transizione Energetica nel Nord Sardegna: Sfide e Opportunità per un Futuro Sostenibile".
Un incontro organizzato dall’associazione Tuteliamo il Golfo Asinara, presieduta da Giuseppe Alesso, a cui hanno partecipato anche il sindaco di Porto Torres, Massimo Mulas, il consigliere regionale Antonio Spano e il direttore della centrale Ep Produzione Fiume Santo, Paolo Apeddu. «Il polo industriale di Porto Torres, ha un ruolo centrale nella politica di transizione, con la società di Ep che ha proposto un interessante progetto di riconversione che potrebbe essere al servizio dell’intera regione», aggiunge Cani.
«Riteniamo il metano importante per due aspetti: il primo che riguarda la salvaguardia occupazionale, ci offre garanzie sulla prosecuzione e riattivazione di un’attività industriale che è stata completamente trascurata dalla Regione, offrendo una prospettiva di vita produttiva ad un certo tipo di industria che, altrimenti, sarebbe costretta a mandare a casa circa 3 o 4 mila lavoratori», sottolinea l’assessore.
«La seconda questione inerente il tema energia nel nord Sardegna, che condivideremo con i territori, è dare stabilità alla rete e continuità nella erogazione della energia attraverso la riconversione a gas metano della centrale a carbone».
Un processo di un sito di produzione che guarda alle fonti rinnovabili, tra gas, idrogeno, pannelli fotovoltaici(10 MW) e batterie. Il calendario della chiusura degli impianti a carbone è ribadito nell’ultimo Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) entro il 2025, ma nell’Isola, le centrali a carbone del Sulcis e di Fiume Santo, si spegneranno più tardi, il phase out slitta probabilmente al 2028.
«EP Produzione ha presentato ufficialmente il progetto Fiume Santo Energy Park, nel marzo 2023, un piano da 1 miliardo di euro con cui la energy company punta a trasformare la sua centrale in un hub delle energie green in grado di servire il territorio anche dopo il previsto ‘phase out’ dal carbone», ha spiegato Apeddu.
«Il metano è un importante vettore di transizione che consentirebbe di fornire energia alla rete elettrica regionale e nazionale, programmabile e altamente efficiente con impianti dai rendimenti molto alti rispetti ai cicli convenzionali dell’attuale centrale a carbone, con incidenza di emissione di Co2 più limitata rispetto a quella prodotta adesso», precisa il direttore Ep. «Impianti che hanno una grande flessibilità, vuol dire che possono spegnersi e ripartire con la massima potenza e questo consentirebbe alla rete di compensare la rete da quelle oscillazioni e perturbazioni che invece non garantiscono le energie rinnovabili nel momento della massima richiesta».
Per il sindaco Massimo Mulas «Se qualcuno intende affrontare il tema energia a compartimenti stagni, significa non produrre niente per nessuno», ha sottolineato il primo cittadino «è impensabile che la comunità turritana non possa non tenere conto che in un’area industriale di 2.355 ettari non si prosegua nella produzione energetica programmabile, necessaria ad alimentare un’area già fortemente infrastrutturata. Quella è un’area produttiva e così resterà per anni». Infine il tema legato a energia e rifiuti.
«Credo che dal punto di vista territoriale – aggiunge Mulas – o ci mettiamo in testa che è cruciale e che bisogna discuterne altrimenti in futuro, una volta terminato il modulo dieci al 50% in deroga nella discarica di Scala Erre, ci troveremo in difficoltà con ripercussioni sulle aliquote sulla Tari a carico dei cittadini».