Cinque anni di intenso lavoro per far crescere l’Azienda Speciale Parco di Porto Conte, consolidando il suo ruolo primario di ente gestore dell’omonimo Parco e avviando la gestione dell’Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana, di una Zona speciale di conservazione e dell’unico Ecomuseo della Sardegna. Raimondo Tilloca, Adriano Grossi e Lina Bardino, il Cda uscente dell’area sottoposta a tutela, si congedano con un report di fine mandato, caratterizzato dalle scelte del “fare”, sempre con un occhio attento alla salvaguardia ambientale.

L’unica nota dolente sono sempre stati i conti: le risorse erogate dalla Regione (600mila euro) e dal Ministero dell’Ambiente (300mila euro) non sono mai stati sufficienti e così si sono dovuti attivare altri canali di autofinanziamento, anche con la partecipazione a progetti europei, nazionali e regionali. Cosa che l'Azienda speciale ha fatto. Lo squilibrio delle entrate e delle spese di gestione, in ogni caso, è quantificabile nell’ordine di circa 200mila euro l’anno.

In compenso è cresciuto il numero dei visitatori, passati dai circa 32mila del 2019 agli oltre 40 mila visitatori del 2023. Il fatturato, di conseguenza, è aumentato: da 117mila euro del 2019 ai circa 230mila euro del 2023.

«Importantissimi risultati hanno caratterizzato il quinquennio di gestione in materia di tutela di habitat e specie. Questi risultati fanno del Parco uno dei luoghi ideali per il transito e la nidificazione di importanti specie prioritarie di rilevanza conservazionistica: si pensi solo ai successi riproduttivi ormai continuativi del grifone, del falco pescatore, del capovaccaio, dell’uccello delle tempeste per citare solo i progetti più importanti», fanno notare dall’ex management del Parco.

Numerosi i progetti avviati e arrivati quasi a conclusione. Fra i più importanti ricordiamo l’area di sosta presso Casa Gioiosa, la riqualificazione in chiave turistica della Grotta Verde e del belvedere della Foradada, la ristrutturazione dell’ex colonia penale di Porticciolo, destinata a diventare un eco- ostello, la messa in sicurezza della falesia di Punta Giglio, l’apertura alle visite della Villa Romana di S. Imbenia, i nuovi sentieri ciclo-escursionistici di Prigionette e l’implementazione delle boe di ormeggio nell’Area marina protetta.

«In conclusione va sottolineato come i 5 anni trascorsi hanno dimostrato come il Parco e l’AMP non solo hanno dimostrato piena capacità di azione sui temi prioritari della tutela e della salvaguardia ambientale, ma si siano anche ritagliate un ruolo di rilievo nei processi di promozione e di supporto dello sviluppo del territorio algherese», spiegano dal vecchio Cda. «Serve una più forte condivisione di intenti ed una interazione operativa più assidua con l’Amministrazione comunale. Un ruolo decisivo che tocca tutta la classe dirigente della città per portare ad una più ampia consapevolezza tutta la comunità algherese sull’importanza dell’agire collettivo per lo sviluppo locale e per salvaguardare il territorio, la sua storia e le sue vocazioni produttive in un’ottica locale di elevata sostenibilità. Serve una più generale convergenza tra le istituzioni, le componenti socio-economiche, le forze produttive e sociali per diventare, tutti insieme, il punto di rifermento centrale delle nuove politiche di sviluppo locale». Questo, però, avvertono gli ex amministratori, non significa rinunciare ad assumersi le responsabilità, «solo perché qualcuno urla contro la luna».


 


 


 

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