Il Ministero dell’Ambiente e della transizione ecologica ha bocciato il progetto per l’installazione di un parco agrivoltaico di 400 ettari tra Olmedo e Sassari, proposto dalla Lightsource Renewable Energy Italy SPV 12 Srl.  Il parere negativo, con decreto, è arrivato al termine della procedura di Valutazione d’impatto ambientale avviata a maggio del 2023. 

Il provvedimento è tranchant e accoglie gran parte delle obiezioni sollevate da parte degli enti che erano stati chiamati a dire la loro. In sintesi: in zona (e non solo) c’è un accumulo impressionante di progetti di impianti, una parte dei pannelli sarebbe finita a ridosso di corsi d’acqua e in zona ci sono numerosi nuraghi e siti archeologici che vanno preservati, come il paesaggio. 

Il progetto si chiama “Olmedo” e prevedeva la costruzione di “un impianto agrivoltaico denominato (appunto) “Olmedo” con potenza pari a 132,126 MWp e annesso sistema di accumulo a batterie di potenza 40 MW, comprese opere di connessione alla Rtn”. 

La Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro ha detto la sua ad agosto e  «ha verificato l’attuale quadro vincolistico dell’area oggetto di intervento evidenziando che, per quanto attiene agli aspetti archeologici, i territori di Olmedo e Sassari interessati dal progetto, presentano un’altissima concentrazione di siti archeologici». Inoltre «gran parte del perimetro meridionale dell’impianto si articola lungo il corso del fiume ad una distanza minima di circa 130 metri e massima di 430 metri, tale che l’impianto si colloca all’interno di un’area delimitata dal gomito creato dal Riu Su Mattone».

All’interno dell’impianto «ricade anche parte dell’area di tutela del lago, occupata da cluster fotovoltaici. Sia i cluster fotovoltaici che le opere connesse alla perimetrazione dell’impianto, si mostrano in totale contrasto con la disciplina del Ppr». Per la Soprintendenza «le aree prescelte per la realizzazione delle opere non siano adeguate sotto il profilo della tutela dei beni culturali e del contesto paesaggistico, pertanto esprime parere contrario alla realizzazione degli interventi previsti nel progetto presentato». 

Era arrivato anche il parere del Corpo Forestale: le aeree prescelte «possiedono i requisiti di area assimilabile a bosco, in quanto macchia mediterranea a diversi stadi di sviluppo». La Regione aveva poi scritto: «Le aree interessate dall’impianto sono in parte vincolate paesaggisticamente» e alcune «non risultano idonee alla
installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili. L’impianto, inoltre, non risulterebbe conforme alle norme tecniche di attuazione del Ppr». 

 L’assessorato all’Ambiente aveva sottolineato «la significativa criticità generata dal previsto impianto rispetto alle componenti naturaliste dell’area. L’elevato impatto derivante dalla estensione dell’impianto e la sua stessa concentrazione, causerebbero una forte alterazione del contesto paesaggistico di riferimento che si caratterizza anche per la propria conformazione territoriale». 

Il ruolo del Ministero, si legge ancora nel provvedimento di stroncatura «deve tendere ad applicare i principi» secondo i quali « la “tutela del paesaggio” è volta a riconoscere, salvaguardare e, ove necessario, recuperare i valori culturali che esso esprime. In tal senso, la “conservazione” che per questo si deve svolgere tende, in primo luogo, alla conoscenza completa delle qualità e valori del paesaggio e sulla base di questi garantire un coerente sviluppo del territorio». 

Il  progetto, ancora, «si colloca in un areale sardo entro il quale si sono sommate nel corso degli ultimi tempi una pluralità di proposte di nuovi impianti industriali, la cui analisi cumulativa non è stata valutata dal proponente il quale, nello studio di impatto ambientale cita l’elaborazione di una mappa di intervisibilità dove dichiara di aver considerato l’effetto cumulo con gli impianti già in fase di autorizzazione e/o autorizzati». 

In questo quadro si inserisce un’ulteriore valutazione della Soprintendenza: «La direzione generale dell’Ambiente della Regione,  nella nota 19 giugno, stima che l’occupazione del territorio di riferimento da parte di impianti fotovoltaici o agrivoltaici ammonta a circa 4.411 ettari; tale verifica presupporrebbe una repentina ed inedita conversione da un uso agricolo e pastorale dell’area ad un uso industriale, creando in pochi anni un impatto irreversibile sulle componenti ambientali beni culturali e paesaggio. Pertanto ne deriverebbe una perdita di valori irrinunciabili, un sostanziale consumo di suolo e la marginalizzazione della produzione agricola e pastorale a vantaggio di quella energetica».

Una lunga serie di giudizi negativi, quindi. Che porta a una decisione: la Soprintendenza speciale per il Pnrr, «per quanto di competenza, esprime parere tecnico istruttorio negativo alla pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto un impianto agrivoltaico denominato “Olmedo”. E il Mase si adegua: progetto bocciato. C'è spazio per un ricorso al Tar. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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