«Si chiederà la condanna perché gli elementi acquisiti nel processo sono precisi e concordanti».

La pm Erica Angioni annuncia, questo pomeriggio in aula d’assise a Sassari nella prima parte della requisitoria, quelle che saranno le sue conclusioni per i quattro accusati della procurata evasione di Giuseppe Mastini, alias Johnny lo zingaro, quasi tre anni fa.

L’entità delle richieste saranno invece espresse tra due settimane nella fase finale del suo intervento oggi concentratosi nel ricostruire le presunte responsabilità di Lorenzo Panei, Cristian Loi, Gabriele Grabesu e Giovanna Truzzi, compagna di Johnny.

L’ergastolano Mastini non aveva fatto ritorno al carcere di Bancali, il 5 settembre 2020, da un permesso premio ed era poi stato ritrovato dagli agenti della questura il 15 dello stesso mese in un casolare di località Zinziodda, a pochi km da Sassari. All’interno di uno spiazzo frequentato, come ha ricordato la pm, da Panei e Loi, lavoratori di movimento-terra.

Angioni ricorda, in quasi due ore, i passaggi che hanno portato al ritrovamento di Mastini e quelli successivi con la scoperta di “utenze citofono”, attivate nel periodo della latitanza e che, secondo l’accusa, sarebbero state in uso ad alcuni imputati per contattare l’evaso.

«L’impianto delle accuse nasce dal fatto - dichiara la pm davanti alla giudice Elena Meloni - che ogni altra ipotesi ricostruttiva sia del tutto inverosimile». Gli avvocati difensori sono Marco Palmieri, Stefano Porcu, Paolo Spano, Silvio Toccafondi, Marco Piras.   

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