Consorzio industrale di Sassari: bar, impianti sportivi e artigianato nel nuovo Prt
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«Si è proceduto ad una prima integrazione e modifica delle norme tecniche di attuazione del Piano regolatore territoriale per l’individuazione di aree da destinare a servizi e attività complementari alle attività produttive: pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, laboratori artigianali e laboratori tecnico scientifici, depositi commerciali ed industriali e impianti sportivi ed attrezzature connesse». Così il presidente uscente del Consorzio industriale provinciale di Sassari, Valerio Scanu nella sua relazione di fine mandato 2019-2024, appena conclusa con l’elezione di Simona Fois alla presidenza dell’ente consortile. Il Prt è piano di dettaglio che definisce la dimensione dei singoli lotti di terreno e le relative infrastrutture. L’impianto del Prt del Consorzio risulta infatti “vecchio” , legato al contesto degli anni sessanta, quando si sviluppò il polo petrolchimico dove non era consentita la realizzazione di servizi a supporto delle attività produttive. «Il Prt è superato, più che nelle destinazioni d’uso compatibili, principalmente nella sua configurazione di piano di dettaglio delle aree interne al perimetro occupate dalle società del gruppo Eni (1.280 ettari circa su 2.350 ettari complessivi) e di quelle del water front in prossimità del molo di levante (pontile Asi) del porto industriale», spiega Scanu nel sua relazione.
«Per quanto riguarda le prime, si tratta di aree estese per centinaia di ettari indivisi, in stato di abbandono, che trovavano ragione nella visione complessiva di un grande polo industriale petrolchimico ad oggi non più esistente. Le aree sul water front in prossimità del “molo ASI”, dell’estensione di circa 35 ettari, sono occupate da opifici dismessi, spesso di proprietà di aziende in stato di fallimento, che sorgono su aree non caratterizzate ai sensi del d.lgs. 152/2006 e quindi non immediatamente utilizzabili». Le opere di infrastrutturazione sono anch’esse ormai superate. Quindi con la revisione del Prt si valuterà la rivisitazione del piano infrastrutturale su aree che non sono nella disponibilità del Consorzio « per le quali la proprietà non ha mai espresso la volontà di cessione a terzi, né ha presentato progetti compatibili con la programmazione strategica del Cipss. A questo proposito – si legge nel documento - si è già proceduto con un’attenta attività istruttoria di ricognizione catastale delle predette aree che ha portato alla individuazione di ben 665 ettari circa non utilizzati da lungo tempo. L’Ente è quindi di fatto impossibilitato a svolgere la funzione di pianificazione urbanistica affidatagli dalla legge istitutiva e dallo Statuto su aree molto estese, di importanza strategica e potenzialmente destinabili all’economia del mare, alla produzione di idrogeno verde e a nuovi insediamenti produttivi per la produzione di metanolo, ammoniaca e proteine». Da qui il piano adottato dal Consorzio con riferimento al “Regolamento per il trasferimento di aree e fabbricati” con il quale, tra l’altro, si regolamentano le modalità con le quali il Consorzio potrà procedere anche alla riacquisizione di beni immobili inutilizzati o non più produttivi e alla loro successiva riassegnazione. «L’attuazione dell’art. 63 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e del Regolamento approvato dal Cipss saranno finalizzati al contrasto del grave fenomeno dello stato di abbandono in cui versano centinaia di ettari nell’agglomerato industriale di Porto Torres», spiega Scanu.
La normativa attuale prevede infatti la facoltà, in favore dei Consorzi industriali, di riacquistare la proprietà delle aree cedute per intraprese industriali o artigianali, comprensive degli stabilimenti, nell’ipotesi in cui il cessionario non realizzi l’opificio entro il termine di cinque anni dalla cessione o abbia cessato la propria attività artigianale o industriale da più di tre anni, e ciò anche per il caso di fallimento dell’impresa interessata. Il tutto con la possibilità di recupero del beneficio fiscale eventualmente goduto dall’originario assegnatario per destinarlo al futuro investitore, con il fondamentale obiettivo di favorire l’attrattività delle aree riacquisite e, in generale, la reindustrializzazione del comparto. «L’avvio del procedimento amministrativo nei confronti di imprese che hanno cessato la propria attività da oltre tre anni nell’agglomerato industriale di Porto Torres, tenendo di fatto vaste aree inutilizzate, ha riguardato circa 665 ettari». Al riguardo è in corso un contenzioso amministrativo con una società del gruppo Eni. Il Tribunale amministrativo regionale della Sardegna, con sentenza del 21 settembre 2023 ha ritenuto legittima la condotta del Consorzio e attualmente è pendente presso il Consiglio di Stato il ricorso per impugnazione della stessa sentenza del Tar da parte del colosso Eni.