Si trova in riva al mare, uno sfregio al paesaggio e al litorale oggi frequentato da tanti turisti. È l’orfanotrofio Sacro Cuore, una struttura nata negli anni ’50 come sede ideale per ospitare bambini orfani, allora una delle poche presenze umane nella spiaggia di Ampurias, nel litorale Lu Bagnu di Castelsardo. Mille metri quadri di superficie per un edificio in rovina, dismesso da circa trent’anni. 

I carabinieri del Noe di Sassari, al comando di Giuseppe Iovene, hanno apposto i sigilli ponendo fine ad una situazione di pericolo per l’incolumità fisica e la salute pubblica. All’interno carcasse di macchine, vecchi mobili, giocattoli rotti, e amianto. Una vera bomba ecologica, un cumulo di materiale che racconta la storia di sofferenze umane, un aspetto spettrale che incute paura a chiunque tenti di curiosarvi all’interno.

Al primo piano un grande salone e una scala che conduce alle vecchie camere da letto, con letti accatastati, statue di santi con le teste mozzate, oggetti ricoperti di sabbia, unico elemento presente dappertutto come se si fosse impadronito di quella struttura. Un vero “ecomostro” che i militari hanno chiuso con nastro bianco rosso su autorizzazione della Procura di Sassari, per evitare rischi ai vagabondi che vi bivaccano la notte. Di proprietà di due società, La Miradda srl di Castelsardo e Edil Alguer di Bergamo, l’immobile è stato abbandonato senza alcuna messa in sicurezza, con i vetri rotti e il maestrale che ha portato all’interno polvere e sabbia.  

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