Un abbraccio dopo oltre ottant’anni, quando delle ceneri di un mondo distrutto dalla seconda guerra mondiale è rimasto il ricordo, forte e indelebile, in un’isola come l’Asinara che conserva le sue mille storie, piccole e grandi.

Una di queste ha visto protagonisti Guglielmo Massidda, allora maresciallo della marina militare, capoposto del semaforo di Punta Scomunica e suo figlio, Gian Franco Massidda, ex guardiano di Punta Scorno oggi 90enne, per tutti la sentinella del mare di un paradiso, scrigno di memoria e sentimenti umani.

Nell’estate del 1940 aveva solo sette anni quando in compagnia del padre avvistarono un aereo militare francese, un Loire Nieuport, che stava precipitando sull’isola e, immediatamente, accorsero per prestare soccorso. La parola nemico quasi non era contemplata in un’isola dove la vita scorreva lenta. Il pilota 22enne dell’esercito francese, Eliè Mèhault, fu costretto ad un atterraggio di fortuna nella zona tra Trabuccato e Cala Reale, a 30 metri da una piccola chiesa. Si salvò per miracolo. Il maresciallo Guglielmo con suo figlio Gian Franco si trovavano a bordo di una motocicletta e si dirigevano a Cala Reale.

«Quel giorno mio padre dopo avermi prelevato da Cala d’Oliva, il borgo dove abitavamo con mia madre, si è diretto verso Cala Reale per andare a trovare il fratello Umberto. Raggiunto il posto la nostra attenzione fu attirata da un aereo militare di colore grigio che volava a bassa quota in evidente difficoltà». La paura che stesse succedendo qualcosa di grave ha preso il sopravvento. «Ci siamo spaventati per il velivolo che “tossiva”, - racconta Gian Franco - e andava sempre più giù, quindi mio padre preoccupato è risalito sulla moto per raggiungere il luogo dell’atterraggio».

All’arrivo l’aereo militare era già a terra, poggiato sulla pancia, con l’elica attorcigliata e il carrello danneggiato. Il pilota uscito dalla carlinga mostrava una ferita sanguinante sul mento. «Sono francese, sono francese!» Urlava e alzava le mani in segno di resa. «Mio padre indossava la divisa e lui si spaventò, ma non esitò un attimo a curagli la ferita con un fazzoletto». Raccontò di aver sbagliato rotta. Dalla Francia era diretto in Algeria e, passando per la Corsica ha subito un’avaria al motore che lo ha costretto ad un atterraggio di fortuna nell’isola dell’Asinara. Fu fatto prigioniero e, dopo due giorni di permanenza all’Asinara, fu trasferito nelle carceri di Sassari e vi rimase fino alla fine della seconda guerra mondiale. Eliè Mèhault è morto nella “sua” Francia nel 2005 all’età di 88 anni.

A distanza di 85 anni Gian Franco Massidda e sua figlia Marina hanno incontrato Bernard e Catherine Mèhault, il figlio 77enne del pilota e la nuora di 70 anni. Non un incontro casuale. Ma nato dall’emozione regalata da una vecchia foto sbiadita con l’immagine dell’aereo francese. Ritraeva quell’atterraggio di emergenza che il pilota 22enne aveva saputo governare bene. «È successo l’estate scorsa, in occasione della mostra permanente, già inaugurata al Parco nazionale dell’Asinara il 31 luglio 2012, insieme al Crama, riaperta ogni anno a Cala reale per la stagione, all’interno della Casa del Parco», spiega Marina Massidda. Una esposizione di fotografie che illustra un periodo storico, compreso tra il 1915 e gli anni ’40. 

«In questa mostra ci ha colpito la foto di un aereo militare, uguale a quella in nostro possesso – ha spiegato emozionata Catherine – e in cui abbiamo potuto riconoscere mio suocero. Così ho fatto di tutto per rintracciare la proprietaria di quella immagine a noi molto cara». All’Hotel Libyssonis l’abbraccio tra Bernard e Catherine Mèhault con Marina e Gian Franco Massidda, un momento carico di emozione, un incontro per condividere un ricordo, un pezzo di storia di un’isola che, come un libro, continua a custodire pagine di speranza e di solidarietà, anche nel pieno di un conflitto mondiale. 

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