Discussa questo pomeriggio in Corte d’appello a Sassari la perizia di Claudio Dettori, condannato in primo grado all’ergastolo per la morte di Antonio Fara, barista sassarese ucciso il 22 aprile 2021.

Secondo lo psichiatra Paolo Milia, incaricato dalla Corte, il 26enne «era una persona capace di intendere e di volere al momento dei fatti».

Ricostruendo i tratti della personalità dell’imputato, caratterizzati da «un funzionamento personologico paranoide e antisociale», il professionista ha risposto all’altra condizione richiesta dal suo esame, se cioè il giovane possa partecipare coscientemente al processo. «È capace di comprenderne l’essenza - così Milia - ed è perfettamente calato nella realtà».

Tra gli altri aspetti riscontrati dallo psichiatra «la completa assenza di empatia» e la possibilità che gli stupefacenti possano avere al tempo «compromesso e aggravato la sintomatologia».

La perizia era stata disposta dopo che l’avvocato difensore Giuseppe Onorato aveva trovato un’osservazione psichiatrica condotta su Dettori, all’inizio dell’anno nel carcere di Uta, in cui si rilevava un disturbo «nello spettro schizofrenico a sfondo paranoideo».

Anche la perizia di parte, chiesta dalla procuratrice generale Maria Gabriella Pintus e compiuta dal professor Petrini, sarebbe arrivata alle stesse conclusioni del professor Milia e se ne parlerà nella prossima udienza in cui, probabilmente, la corte, presieduta da Maria Teresa Lupinu, emetterà anche la sentenza.

Al termine della seduta Claudio Dettori ha chiesto l’obbligo di dimora, e non avendo domicilio, avrebbe domandato di averlo in via Livorno 6. Ovvero la casa di Antonio Fara, dove è stato ucciso e in cui Dettori è stato ospite per due mesi.  

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