«So esattamente come si sentono in questo momento la tua famiglia e i tuoi amici, ma specialmente so benissimo come ti senti tu, ora, su un letto di ospedale dolorante e con mille pensieri in testa. Ma sappi che anche io non ho mai dimenticato quel terribile periodo e me lo porterò nei miei ricordi finché avrò vita».

Inizia così il lungo post pubblicato sui social da Walter Ledda, 39 anni, residente a Porto Torres che ha voluto lanciare un messagio di solidarietà nei confronti di Leonardo Manghina, il giovane cuoco 34enne di Sennori rimasto coinvolto, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio, nel grave incidente alle porte di Sassari. Un impatto tremendo a seguito del quale ha subito l’amputazione del piede. Stessa sorte subita da Walter Ledda quasi 25 anni fa, a causa di un incidente.

«Ero solo un ragazzino di 15 anni e la vita stava appena sbocciando», racconta. «Dicevo sempre perché proprio a me? Poi con il tempo ho provato a girare questa domanda. Perché non a me? Ricordo che il mio periodo più brutto è stato giusto il primo mese, non dimenticherò mai la persona che mi venne a trovare all'ospedale e che ringrazierò per il resto della mia vita. Stavo ancora in carrozzina per via dei punti ancora al moncone, questa persona mi disse: "Walter tu non tornerai di nuovo a camminare ma potrai di nuovo correre se lo vorrai"». A quelle parole rispose con un urlo disperato, incredulo e con le lacrime agli occhi.  «Non è possibile, guardami come sono». Fu in quel momento che la persona si sollevò i pantaloni, mostrò la sua protesi alla gamba e iniziò a camminare. «Guarda Walter», mi disse «questo è un caso come il tuo e se lo vorrai potrai camminare di nuovo». «Sono rimasto scioccato, senza parole perché non riuscivo a crederci, ma era tutto reale, quest'uomo con una protesi camminava di più di una persona normodotata». E da quel giorno Walter ha deciso di riprendersi la vita in mano. «Posso farcela anche io», si è detto detto.

«Dopo circa 6 mesi per la mia prima volta sono andato a Bologna per fare la mia prima protesi per camminare, ero entusiasta come un bambino, anzi come un neonato che fa i suoi primi passi. Ricordo come se fosse ieri, l'ortopedico che mi ha messo la protesi mi disse: “Walter mi raccomando pian piano, il moncone deve abituarsi un po' alla volta non sforzare troppo”, ma io non ci ho visto più e così iniziai a correre come un matto. Cadevo e mi rialzavo. Ricordo che mentre ero fuori in un grande parco mi misi a rincorrere le galline».

Dopo qualche anno Walter Ledda si è ritrovato a correre con campioni mondiali alle Pre Paralimpiadi del 2004 dove ha potuto conoscere gente che arrivava da tutto il mondo. «Questo è il massimo che io possa ricevere», ho pensato. «Così mi chiamarono un sacco di persone come sponsor, diverse società a Milano che volevano mi iscrivessi con loro ma anche qui nella mia amata Sardegna, a Cagliari. Ho scelto, però, di non spostarmi dalle vicinanze e rimasi ad allenarmi a Sassari allo Stadio dei Pini, poi anche a Sorso e a Porto Torres».

Oggi Walter è felice. «Ora ho una famiglia tutta mia, una moglie fantastica e una figlia bellissima che è la cosa più bella al mondo».  

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