Alghero, derubata di 23mila euro con una telefonata: «Disinstalli l’app della banca». Gliene restituiscono 4.500
Una 48enne vittima di un raggiro cerca di riottenere i soldi dall’istituto di credito, a suo avviso responsabile di omesso controlloFoto simbolo (Pixabay.com)
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Derubata di 23mila euro, risparmiati per anni, con una telefonata di pochi minuti. È successo, l’anno scorso, a una 48enne algherese che ha risposto con il cellulare, il 17 di luglio, a un numero conosciuto: è quello della sua banca.
La richiesta del presunto operatore, insistente, è di disinstallare l’applicazione dell’istituto di credito perché ferma da troppo tempo. Ma una volta compiuta l’operazione la donna due giorni dopo, al termine delle 48 ore comunicate come necessarie per il ripristino, si accorge che sono spariti tutti i suoi soldi, volatilizzati dal conto. La banca assicura che nessuno dei dipendenti l’ha cercata per l’app e la truffa emerge in tutta la sua drammaticità, visto che la signora, madre di due figlie e priva di assegni di sostentamento, non sa più come andare avanti.
Si rivolge allora all’avvocata Elisa Lombardo che chiede il riaccredito della cifra sparita, senza successo, e la copia degli inquiry log, i dati informatici dei passaggi sul conto della vittima, ricevendo pure qui un rifiuto. La legale ribatte presentando un decreto ingiuntivo al tribunale di Sassari per riavere perlomeno i secondi e il giudice lo consente condannando la banca a pagare una multa di 2mila euro più gli onorari per un totale di 3600. Ben poca cosa rispetto a quei 23mila euro su cui parte adesso la battaglia purtroppo comune a tanti risparmiatori truffati in questi casi: dove comincia la responsabilità del cliente, cascato nel tranello, e quella bancaria, per omesso controllo delle anomalie dei passaggi finanziari?
Per l’istituto di credito la colpa in questo caso è della donna per aver «seguito con colpevole credulità le indicazioni di un sedicente operatore». È anche vero, come ha sottolineato la legale Lombardo nel ricorso al Collegio di Arbitro Bancario Finanziario, che le banche devono seguire controlli stringenti in base alla normativa europea. E adesso lo stesso organismo ha assegnato il primo round alla 48enne riconoscendole 4mila e 450 euro di risarcimento. Un passo iniziale a cui seguiranno altri, stavolta in tribunale, per una causa che potrebbe fungere da apripista per molte altre. Intanto il consiglio è di non dare mai corso a telefonate sospette come quella di cui è stata vittima la signora.