Manufatti artigianali forgiati dalle mani dei detenuti, creazioni nate in solitudine che raccontano spaccati di vita all’interno del carcere. Una vetrina di oggetti originali realizzati negli anni Quaranta e Cinquanta dai detenuti, rinchiusi nelle strutture penitenziarie dell’Asinara, sono custoditi nell’abitazione dell’ultimo guardiano del faro dell’isola, Giorgio Massidda.

Un poggiapiedi creato con il legno trascinato dal mare e recuperato nelle spiagge dell'Asinara, un ferma carte in legno di olivastro firmato “F.Butti”, una delle rarità risalenti al 1943, con disegno a mano libera e i colori che hanno mantenuto nel tempo la loro brillantezza, ma anche mobili e quadri firmati da chi in carcere doveva trascorrerci gran parte della sua esistenza.

Oggetti che Ida Fusco, madre di Giorgio Massidda, ordinava ai detenuti dietro autorizzazione delle autorità carcerarie, richieste che venivano soddisfatte in base alla disponibilità dei reclusi a Cala d’Oliva.

I lavori venivano consegnati alle guardie penitenziarie che facevano da tramite con i clienti esterni, un sistema che consentiva di cogliere speranze e cambiamenti rispetto a necessità e bisogni. 

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