Sardi alla scoperta dell'IsolaLa forza del turismo interno
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Prendete il complesso di Pani Loriga: cinquemila anni di storia, dal neolitico al dominio punico, condensati su una collina di olivastri a due chilometri da Santadi. «È un sito unico, perché è stato frequentato per migliaia di anni e porta ancora i segni dei vari popoli che ci hanno vissuto. Poi si trova in un contesto ambientale molto suggestivo», racconta Sara Fadda, vicepresidente della cooperativa Sémata, che gestisce l'area archeologica tra le più importanti del Sulcis-Iglesiente.
MUSEO A CIELO APERTO Da questo punto di vista l'Isola è un grande museo diffuso, che va dal Cagliaritano fino alla Gallura. L'ideale per trascorrere le giornate di Pasqua e del lunedì dell'Angelo tra storia e cultura: «Abbiamo la fortuna di vivere in una terra millenaria, dove è possibile apprezzare la stratificazione delle civiltà», dice l'assessore al Turismo Barbara Argiolas. «Il settore archeologico è il nostro fiore all'occhiello, su cui dobbiamo puntare: l'aspetto culturale è un motivo di vacanza e attira turisti nei periodi di bassa stagione. Ecco perché dobbiamo promuovere e riscoprire questi siti».
I COLLEGAMENTI Certo, non sempre è facile arrivarci: autobus e corriere spesso girano alla larga, soprattutto nei periodi in cui la stagione turistica non è ancora esplosa. «È una pecca ricorrente», spiega Giovanna Tanda, della cooperativa Silt che si occupa della necropoli Anghelu Ruju e del complesso di Palmavera ad Alghero, «le nostre aree non sono servite da mezzi pubblici. I turisti sono costretti a noleggiare le auto». Questo non ha impedito ai visitatori di vedere e fotografare le due aree archeologiche di punta per l'intero nord est dell'Isola. Nell'ultimo anno sono stati venduti oltre 37mila biglietti (14mila all'Anghelu Ruju e 23mila a Palmavera). Ospiti in arrivo non solo dalla Sardegna - che tra oggi e domani saranno in maggioranza nell'area di Alghero - ma anche dal resto d'Europa: «Nel 2016 abbiamo accolto tanti turisti francesi, nonostante il calo invernale legato allo stop dei collegamenti low cost», aggiunge Tanda.
NELL'ORISTANESE Un centinaio abbondante di chilometri più in giù, nell'Oristanese, questa mattina si potrà visitare la villa romana di Marrubiu, a Is Bangius. Anche in questo caso i numeri sorridono ai gestori del sito archeologico: «In due anni abbiamo ricevuto oltre 20mila visitatori», dice Luisa Falqui, dell'associazione Cultura Arte Marrubiu, «forse perché la villa è unica in tutta Europa. È la sede del pretore romane con annesse le terme».
NEL CAMPIDANO A cinquanta chilometri da Cagliari c'è invece il museo Sa Domu nosta, vicino alla necropoli a camere ipogeiche di età punica e tardopunica - che in questi giorni è in manutenzione straordinaria -, dove è in programma una mostra sulla civiltà minoico-micenea: «Il percorso museale è un'altalena tra religione, storia e archeologia, raccontate attraverso pannelli, manufatti e riproduzioni di un maestro ceramista», chiarisce l'archeologa Elisabetta Frau, «abbiamo scelto di occuparci della civiltà minoica perché ha diversi punti di contatto con quella nuragica. Innanzitutto il legame e la vicinanza al mare».
NUORESE E GALLURA A poca distanza dalla costa ogliastrina, ecco l'area archeologica di Tortolì. Sarà aperta solo a Pasquetta: oltre alle domus de janas, «si possono visitare il complesso nuragico, i menir e le tombe. Il tour si conclude nel giro di un'ora e mezza», avverte Mariangela Cau, della cooperativa Irei. In Gallura il Nuraghe Loelle sarà aperto ai turisti - ma senza guide a disposizione -, mentre a Irgoli «si potrà seguire un percorso tra i murales, inaugurato da poco», dice Giuseppe Seu, presidente della cooperativa che gestisce i siti archeologici. A Orune sia oggi che domani sono in programma visite alla fonte sacra di Su tempiesu. Per arrivare al monumento bisogna percorrere due sentieri, tra piante rare e animali selvatici: «I più fortunati», racconta Peppino Goddi, della coop L'Arco, «incontrano martore, pernici e cinghiali. Qualcuno ha visto anche i gatti selvatici». Succede solo in Sardegna.
Michele Ruffi
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