La Sardegna è l’ultima regione in Italia per assistenza sanitaria minima
L’Isola bocciata nel report della Fondazione Gimbe: garantisce poco più della metà dei servizi essenziali, solo il 56,3%Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Sardegna fanalino di coda nella classifica di Fondazione Gimbe per l'erogazione delle prestazioni garantite dai Livelli essenziali di assistenza, la condizione minima di cura che dovrebbe essere fornita in tutta Italia nello stesso modo, e che invece continua a registrare profonde differenze.
Il nuovo rapporto analizza dieci anni (dal 2010 al 2019) di risultati della cosiddetta "griglia Lea", il metodo con il quale il ministero della Salute monitora l'offerta sanitaria delle Regioni ai cittadini attraverso un gruppo di indicatori. Una pagella, ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, «che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)».
Tra le rimandate spicca l'Isola che garantisce poco più della metà dei servizi essenziali, il 56,3%. Male anche Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d'Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%).
Ai lati alti della classifica l’Emilia Romagna che riesce a garantire il 93,4% degli adempimenti da parte delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Tra le prime 10 Regioni anche Toscana (91,3%), Veneto (89,1%), Piemonte (87,6%), Lombardia (87,4%), Umbria (85,9%), Marche (84,1%), Liguria (82,8%), Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e Trento (78,8%).
«Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l'erogazione dei Lea - spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta - diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il Cap di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute».
Una situazione, rileva Gimbe, «che stride con i princìpi di equità e universalismo del Servizio sanitario nazionale, recentemente ribaditi dal ministro Schillaci secondo cui è prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell'offerta sanitaria affinché tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito».
(Unioneonline/D)