«È opportuno far conoscere all’opinione pubblica e alle istituzioni la vergognosa situazione nella quale si ritrovano i lavoratori delle strutture sanitarie private accreditate, senza rinnovo contrattuale Ccnl Aiop scaduto da 6 anni». 

I lavoratori del settore – che oggi sono scesi in piazza anche a Cagliari (e in molte altre città italiane) nella manifestazione organizzata da FP CGIL CISL FP e UIL FPL, rivendicano «il riconoscimento dei diritti contrattuali e adeguate condizioni di lavoro, in un comparto, quello dello sanità privata accreditata, che incide sulla spesa sanitaria per il 3%, eroga il 15% delle prestazioni complessive, e nelle 10 case di cura accreditate nell’Isola, occupa 1500 dipendenti e distribuisce con l’indotto circa 4000 buste paga».

«La Sanità privata vive in Sardegna una situazione assurda per anche per quanto concerne la contrattazione di secondo livello regionale, 30 anni che non viene sottoscritto un accordo integrativo, il tutto accompagnato dalla mancanza di proficue relazioni sindacali. La trattativa per il rinnovo contrattuale non si è aperta a livello nazionale perché le associazioni datoriali Aiop e Aris vincolano l’apertura alla garanzia di copertura delle risorse da parte del Ministero e delle Regioni. In pratica, se prima non si ha certezza sui soldi non si apre alcuna trattativa, utilizzando in questo modo i lavoratori come arma di ricatto per l’adeguamento delle tariffe. Un atteggiamento che non può essere assolutamente tollerato, perché i lavoratori hanno diritto al rinnovo contrattuale e questo non può essere preventivamente condizionato dall’ottenimento delle risorse da parte delle Istituzioni», sottolinea il segretario regionale confederale Guido Sarritzu.

«La Uil in particolare da tempo chiede il contratto unico di settore per la sanità pubblica e privata. Stesso lavoro, stessa retribuzione, stessi diritti, stesso contratto. Stiamo parlando di dipendenti che svolgono servizio pubblico, al pari dei colleghi della sanità pubblica, garantendo il diritto costituzionale alla salute e l’universalità delle cure. Per questo le istituzioni non possono rimanere immobili di fronte a chi ne calpesta i diritti.  A partire dalla Regione Sardegna che, deve esercitare ogni pressione possibile su Aiop e in Conferenza Stato-Regioni: chiediamo di incrementare i controlli sugli organici, “chiudere i rubinetti delle risorse pubbliche” alle strutture che non rispettano i lavoratori e revocare l’accreditamento a chi si rifiuta di rinnovare i contratti. I lavoratori meritano rispetto, migliori condizioni di lavoro e stipendi adeguati».

© Riproduzione riservata