L’assessore regionale alla Sanità, Carlo Doria, sbaglia «modi e contenuti delle sue proposte». Segue una lunga serie di “suggerimenti”, che in realtà sono rilevanti indicazioni di cambi di rotta sulle scelte dalle quali dipende il diritto alla salute dei sardi.

Le critiche su gestione del rapporto con i medici di famiglia, dei pronto soccorso e del personale sanitario non arrivano  dall’opposizione. A redigere un lungo documento che fa le pulci all’esponente della giunta Solinas è Mario Nieddu, predecessore di Doria e responsabile sanità per la Lega in Sardegna. Ecco il testo integrale, con un “attacco” tra l’ironico e la bastonata.   

“Spiace dover rilevare come l'assessore Doria, giustamente ritenendo di doversi ispirare ad olimpiche virtù, continui però a non indirizzarsi con maggiore concretezza verso un’analisi strutturale del nostro sistema sanitario e delle sue problematiche. Ecco allora che, sbagliando la residenza (Minerva non poteva stare sull'Olimpo essendo la corrispondente romana di Atena) e forse pensando che l'Ares richiamasse il dio della guerra, si è voluto imporre con atteggiamento bellicoso sui medici di famiglia, disponendo  l'obbligo, ovviamente poi ritirato, di portare il massimale da 1500 a 1800 pazienti.

Battute a parte, ingenerano non poche perplessità i modi e i contenuti delle sue proposte.

Per quanto attiene ai primi, pare velleitario ritenere di potersi rapportare singolarmente al Governo rispetto a criticità che affliggono tutte le regioni italiane, le quali hanno, già da tempo, segnalato in merito con maggiore e coesa forza propositiva, in sede  di Conferenza delle Regioni.

Si ribadisce che non può giovare al sistema l'imposizione come metodo (si pensi al pericoloso ritiro di bandi in fase già avanzata) e la continua ricerca di responsabilità da addossare agli operatori tutti, la cui abnegazione e professionalità hanno finora garantito la tenuta del sistema in condizioni estreme, e che meritano quindi tutto il riconoscimento ed il sostegno possibile.

Relativamente ai contenuti, per quanto attiene alla sua richiesta di portare da 1000 a 1200 il numero dei pazienti necessari per pubblicare la sede carente della medicina generale, vale la semplice considerazione che non ci sono i medici che possano o vogliano intraprendere prima la specializzazione in medicina generale e poi accettare gli incarichi nelle sedi carenti, soprattutto se disagiate.

Al riguardo basti ricordare che al bando del 2021,a fronte di 340 sedi vacanti, ne sono state assegnate solo 60. Sarebbe dunque il caso di dare corso con rapidità al provvedimento deliberato dalla precedente Giunta, nel 2022, sulla incentivazione delle zone disagiate e disagiatissime.

Per la soluzione delle criticità della medicina generale, è stato inoltre già elaborato, nello scorso anno,dalla Conferenza delle Regioni, un dossier contenente 20 proposte di modifiche ed integrazioni dell'Acn, condiviso da tutti gli assessori regionali della Sanità e già depositato presso il ministero della Salute.

Per quanto riguarda poi l'aumento di un terzo del numero degli iscritti alle facoltà di Medicina della Sardegna, bisognerebbe preventivamente effettuare una ricognizione e programmazione dei bisogni a 9-10 anni (il tempo necessario a formare uno specialista) a partire dalla data dell'eventuale approvazione del provvedimento e, altresì, analizzare le concrete capacità formative degli atenei.

Essendo queste ultime diminuite negli anni scorsi, le Facoltà isolane potrebbero non essere più in grado di assorbire un surplus di studenti garantendo loro una formazione adeguata. Quanto alla proposta di attivare, presso ogni azienda sanitaria, un numero verde per la ricezione di segnalazioni da parte degli utenti, ciò pare una immotivata duplicazione del già attivo Urp (semmai da potenziare) e che  ai sensi della legge 190/2012, presso ogni azienda è attiva la piattaforma Whistleblowing.

Consigliamo pertanto all'assessore di abbandonare gli atteggiamenti muscolari e di ricercare la collaborazione di tutte le categorie e delle loro rappresentanze e soprattutto di sfruttare il lavoro già avviato ed in tantissimi casi già in fase avanzata. Dia corso al Piano Regionale dei Servizi Sanitari, che rappresenta la base per l'attuazione del nuovo modello di sanità territoriale, che contiene tutti gli elementi utili alla presa in carico globale del paziente, con ricadute indispensabili alla soluzione di tanti problemi del nostro sistema sanitario, tra cui il sovraccarico dei Pronto Soccorso e della rete ospedaliera”. 

(Unioneonline/E.Fr.)

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