Pubblichiamo una lettera aperta alla presidente della Regione scritta dal sindacato dei medici Cimo, a firma del rappresentante del Businco Alessandro Murenu, a proposito della prossima annunciata chiusura delle sale operatorie dell’Oncologico.

***

Vorremmo sottolineare alcuni punti che in questi mesi non sembra siano stati evidenziati correttamente e quindi non compresi appieno, se non da alcune associazioni meritorie di pazienti e parenti che vivono ogni giorno della loro vita le difficoltà, talvolta insormontabili, che li affliggono. Chi le scrive oltre che viverle ogni giorno nella professione, ha avuto talvolta anche l’occasione di viverle come parente, anche di recente, e nonostante l’appartenenza come qualcuno potrebbe pensare ad una “categoria privilegiata” ne ha patito le difficoltà.

In virtù di ciò mi permetto anch’io di sollecitare, come già è stato fatto da più parti, un’interruzione del Suo silenzio assordante sulla vicenda che, insieme a tutti gli operatori del Businco, vorrei sensibilizzare a dare una risposta nell’interesse primario dei pazienti e delle loro famiglie.

Senza voler richiamare pedissequamente i vari atti intrapresi dai vertici Arnas negli ultimi anni, si può certamente dire, in accordo con molti, che gran parte di questi si sono persi alla ricerca della quadratura di un cerchio di cui, ahinoi, vorremmo sfuggisse il vero senso recondito.

Per maggiore precisione, dalla pandemia in poi sono state adottate svariate delibere con un vago sapore di conflittualità tra loro. Per citare un esempio che conosco meglio: la Chirurgia Toracica è stata rinominata Chirurgia ed Endoscopia Interventistica Toracica ed aggregata al Dipartimento Oncologico Chirurgico; questa, come noto, nella caotica ristrutturazione delle sale operatorie del Businco che si prospetta, dovrebbe essere trasferita al San Michele in ottemperanza del DM 70, un decreto che regola il SSN e di cui si consiglia a tutti gli attori della vicenda attenta lettura, non fuorviata da dubbi interessi di parte.

Il trasferimento (vien detto temporaneo) della CEIT al San Michele darebbe la stura alla completa destrutturazione dell’Oncologico, come già paventato da più parti.

Con la giustificazione della necessaria presenza del Chirurgo toracico nel Trauma Center vi si vuole trasferire l’intera Struttura (in aperto conflitto con quanto ben indicato nel DM 70); per meglio precisare si consideri che l’attività chirurgica annuale della CEIT che riguarda i traumi è inferiore ai 10 casi per anno, tra questi meno del 10% viene svolta in regime di emergenza, controun’attività operatoria di circa 400 casi per anno di cui l’85% riguardano patologie oncologiche. Si deve dunque spiegare il vero senso di questa operazione.

Per i meno attenti vediamo come avverrebbe la destrutturazione dell’Oncologico: la Struttura complessa di Ginecologia Generale e Oncologica de facto è già al San Michele; la Struttura complessa di Chirurgia ed Endoscopia Interventistica Toracica vi verrebbe trasferita da qui a poco; la Struttura complessa di Chirurgia senologica dovrebbe svolgere la sua attività in una sala operatoria che non è a norma e sicuramente in spazi angusti, e dovrebbe condividerla con il CTMO e con la Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione, il cui personale però dovrebbe in parte seguire la CEIT al San Michele per la sua attività operatoria. Il personale medico, dunque, non sarebbe sufficiente a coprire le guardie interdivisionali chirurgiche al Businco. La Struttura complessa di Chirurgia Generale ad Indirizzo Oncologico (nascente?) non avrebbe locali dove svolgere l’attività chirurgica al Businco, e acquisirebbe gli attuali spazi della CEIT. Non si capisce, infine, come si potrebbe ottemperare all’assicurazione del rientro della CEIT al Businco al termine dei lavori di rifacimento delle sale operatorie.

Abbiamo ormai qualche capello bianco ed una memoria che ci permette di ricordarle precedenti analoghi: il Binaghi, la migliore struttura ospedaliera di Cagliari, vide la ristrutturazione delle sale operatorie e fu svuotato dai Reparti di degenza qualificanti; il Marino, trasferito in un hotel con le note carenze strutturali, vide nuovamente la ristrutturazione delle sale operatorie e di nuovo il depauperamento delle Strutture di degenza.

Non vorremmo che questo fosse il destino dell’Oncologico-Businco. Per questo motivo, certi della sua sensibilità umana e delle sue acclarate capacità manageriali chiediamo ancora una volta un prezioso intervento a riguardo.

Alessandro Murenu, rappresentante Cimo Oncologico-Businco

© Riproduzione riservata