Ha solcato il Mediterraneo su uno splendido Swan a vela, dietro la scrivania campeggia la sagoma di un pescespada. Non un trofeo, ma l'allegoria della vita di un imprenditore amante del mare che, a 81 anni, combatte ancora contro “grandi pesci”, ben più impegnativi di quelli dotati di pinne e branchie: le difficoltà che incontra, dagli anni Sessanta, nel costruire mostri d'acciaio venduti in tutto il mondo. Si chiamano torri a pressione, serbatoi, reattori, scambiatori di calore, dissalatori così alti e grossi da passare a stento nella statale 195, che collega lo stabilimento al porto di Cagliari. La gente si chiede cosa sono quegli oggetti misteriosi destinati a Paesi europei, Emirati arabi, ma anche a Canada, Argentina, ovunque ci siano raffinerie di petrolio e impianti chimici. Roberto Liguori, presidente della Cosmin, famiglia napoletana, romano di nascita, piemontese di educazione e sardo di cuore, ne parla quasi con affetto: “Lì c'è una grande passione, la voglia di apprendere e la volontà di essere sempre tecnologicamente avanzati”. Tutto concentrato nei capannoni costruiti al bivio di Capoterra, nel 1963.
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