La partita delle (presunte) aree idonee (e di quelle che non lo sono) per l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile si gioca su tempi stretti e una gigantesca mole di burocrazia scaricata sulla spalle (deboli) degli uffici dei Comuni sardi. 
A rendere noti i retroscena del procedimento fortemente voluto dalla Regione è il sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis, che pubblica date (imminenti) e documenti. 

In attesa dell’evoluzione della proposta di legge popolare Pratobello ‘24, che blinderebbe attraverso vincoli urbanistici la stragrande maggioranza del paesaggio dell’Isola,   succede questo: sulla base del decreto energia la Sardegna deve indicare quali sono le porzioni del suo territorio che dovrebbero ospitare eolico e fotovoltaico.

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Ci sono le aree idonee (dove le procedure sarebbero accelerate), quelle non idonee (la cui classificazione non escluderebbe comunque l’installazione di impianti), le ordinarie (dove per realizzare parchi eolici o fotovoltaici si seguirebbero le procedure ordinarie) e quelle per le quali vige il divieto di installazione di fotovoltaico con moduli a terra (quelle agricole). 

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Chi deve definirle? In teoria la Regione, che però ha passato la patata bollente ai Comuni. Nei Municipi della Sardegna nei giorni scorsi sono state recapitate alcune missive. Con la prima l’assessore regionale all’Urbanistica Francesco Spanedda aveva annunciato che, a breve, i primi cittadini sarebbero stati convocati – con il loro tecnici comunali – per illustrare come e dove si sarebbero potuti installare impianti nel loro territorio. Ci sono Comuni che non hanno personale nemmeno per redigere una gara d’appalto per l’installazione di una fontana e ora si devono occupare di una  partita cruciale per la Sardegna, quella energetica. 

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Poco dopo ecco la convocazione: sindaci e rappresentanti degli uffici – quelli del Medio Campidano, almeno – si dovranno presentare il 10 a Villacidro. E entro il 12 dovranno compilare un dettagliato form Excel nel quale devono indicare le aree, le loro caratteristiche, fornire la mappatura degli aerali, indicarne i proprietari e specificare le eventuali cause di limitazione all’idoneità, dettagliate nel decreto Energia, che a sua volta rimanda a numerose e complesse norme di tutela. Tutto in pochi giorni. 

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Che non sia una materia facilmente commestibile lo ammette anche la Regione, che nei giorni scorsi ha deciso di investire 25 mila euro per individuare due professionisti esterni che collaborino all’individuazione delle aree idonee. Il motivo è scritto nei documenti dell’affidamento senza bando: si è tenuto conto «dei tempi previsti dal Decreto, delle esigue risorse umane dell’amministrazione con competenza in materia di sistemi informativi e dati territoriali, della mole di dati da analizzare ed elaborare relativi all’intero territorio regionale» e, ancora, sono state «valutate le ore di lavoro necessarie per raggiungere l’obiettivo». Conclusione: «Vi è la necessità di acquisire un servizio di assistenza tecnica al personale dell’amministrazione». Così in Regione, figurarsi in un piccolo Comune. 

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«Si potrebbe dire un milione di cose e mi limito a una considerazione», dice invece il sindaco Onnis sul rapporto Regione-Comuni: «Impressiona davvero molto che una questione tanto importante, riguardante tutto, tutti e per così lungo tempo, venga infine decisa da un asettico documento burocratico. È un non senso totale. Credo che nei prossimi giorni gli uffici tecnici dei Comuni avranno un bel da fare».

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