Riforma della sanità, medici critici: «Prima le emergenze o sarà collasso, letti occupati al 120%»
I sindacati dei camici sentiti in commissione sul piano della Regione, non piace nemmeno il ruolo di accentramento pensato per l’Ares: «Sarebbe una nuova Ats»Video di Stefano Fioretti
Dopo i sindacati confederali arrivano anche quelli dei medici a no alla “riforma funzionale” della sanità pianificata dalla Giunta regionale di Alessandra Todde.
Davanti alla commissione Sanità del Consiglio regionale si sono presentati Luigi Mascia (Cimo); Maria Luisa Boi (Uil-Fpl); Vito Meloni (Cida); Miriam Pastorino (Fp-Cgil); Gianluigi Luridiana (Fesmed); Alessandro Bianchi (Cosmed); Gisella Carrucciu (Fassid); Daniele Deruda (Anaao); Cesare Iesu (AAroi-Emac) e Massimiliano Piccoi (FvM).
Sono arrivate «posizioni critiche e proposte migliorative» ma, soprattutto, sono state sottolineate «le principali problematiche che affliggono la sanità» e «i punti critici della riforma in discussione».
I medici hanno messo l’accento sulla necessità di affrontare nell’immediato le troppe urgenze che caratterizzano il sistema sanitario sardo (si pensi che la percentuale dei posti letto occupati è pari al 120%) e che rischiano di portarlo «al definitivo collasso».
Nel corso dei rispettivi interventi, i rappresentanti degli operatori della sanità, hanno evidenziato come principali criticità del sistema, la frammentazione digitale e la gestione dei dati, denunciando una frammentazione dei sistemi informativi sanitari tra ospedali, territorio e privati. Ed è stata, dunque sottolineata l'urgenza di un sistema digitale integrato per garantire omogeneità nei trattamenti, creare registri sanitari regionali e migliorare la gestione delle emergenze.
L’ulteriore sottolineatura ha riguardato la carenza degli organici: c’è una forte carenza di personale medico e tecnico – così è stato detto - esono quindi stati richiesti un piano di assunzioni e lo svolgimento dei concorsi, per sostituire i professionisti che hanno lasciato il lavoro nella sanità pubblica.
Le perplessità hanno riguardato, in particolare, ruolo e funzioni che, nella proposta della Giunta, sono attribuite all’Ares («si rischia di proporre una Ats 2») accusata di non adempiere pienamente al suo ruolo tecnico-amministrativo e pur riconoscendo il valore della centralizzazione di alcune funzioni (ad esempio, gli acquisti), i sindacati temono una ulteriore perdita di autonomia decisionale delle aziende sanitarie locali. Sul punto è stata più volte citata la sentenza della Corte Costituzionale che ribadisce l’autonomia gestionale delle aziende sanitarie («serve riconoscergli maggiore ruolo e funzioni»), nonché l’opportunità di rafforzare - rispetto ad Ares - il ruolo di indirizzo e controllo della direzione generale dell’assessorato della Sanità («il coordinamento dei direttori in capo ad Ares è una forzatura»).
Ulteriori proposte hanno riguardato il potenziamento della sanità territoriale e non sono mancati riferimenti ai cosiddetti accorpamenti delle strutture («non hanno mai prodotto i benefici attesi») e in particolare a quello ipotizzato del Microcitemico di Cagliari con il Brotzu: «Il 95% dei lavoratori del Microcitemico si è detto contrario all’accorpamento con il Brotzu. Serve dunque una riflessione e una valutazione più approfondita».
(Unioneonline/E.Fr.)