Ci speravano. E non solo per potersi finalmente immergere in tutte le acque dell'Isola senza rischiare multe esorbitanti e sanzioni severissime da parte delle Capitanerie di porto e della Forestale, quanto perché la nota arrivata in queste ore da Roma, a firma del direttore generale della pesca marittima e dell'acquacoltura del ministero delle Politiche agricole, Riccardo Rigillo, è realmente l'apripista per scrivere un nuovo capitolo sulla raccolta dei ricci di mare in Sardegna.

IL VIA - A pochi giorni ormai dall'inizio della stagione (la data potrebbe essere decisa la prossima settimana dopo la convocazione del Comitato pesca regionale e la firma del decreto), il ministero ha chiarito la sua posizione. I pescatori subacquei professionali in regola con le autorizzazioni regionali e in possesso di imbarcazione propria e licenza di pesca potranno immergersi non soltanto nel proprio compartimento ma in tutti e cinque presenti in Sardegna.

Vale a dire, in quelli di Cagliari, Oristano, Olbia, La Maddalena e Porto Torres. Prima dovranno però richiedere l'autorizzazione agli uffici locali delle rispettive Capitanerie. Un'apertura e di fatto una nuova regola che mette fine alle difficoltà e alla confusione che da qualche anno sta accompagnando la stagione di raccolta dei ricci.

DA ROMA - Scrive, Riccardo Girillo, nel documento inviato alla Regione e alle cinque Capitanerie dei comparti isolani: "Al fine di consentire ai pescatori subacquei professionali, titolari dell'autorizzazione regionale, l'utilizzo della propria imbarcazione in tutti i compartimenti marittimi, questa direzione non ravvisa motivi ostativi affinché l'Autorità marittima, in accoglimento di specifiche richieste, provvedano a rilasciare un'attestazione provvisoria, con validità limitata al 31 ottobre 2018, quale allegato alla stessa licenza".

LE ASSOCIAZIONI - La palla passa ora alla Regione che dovrà firmare il decreto per dare il via alla stagione di raccolta. "Adesso, davvero, bisogna lavorare per tracciare il futuro della pesca dei ricci di mare", avverte Renato Murgia, presidente del Flag-Gruppo azione costiera, che questa settimana era volato a Roma per un confronto serrato con la direzione generale della esca marittima del ministero.

"Bisogna trovare un sistema razionale per sfruttare la risorsa ricci, oggi in serissima difficoltà, attraverso un attento monitoraggio. Non possiamo più attestarci sui soli problemi della raccolta ma serve un piano di gestione complessivo". Una strada condivisa e anzi più volte indicata in questi anni da Stefano Melis, suabcqueo professionale cagliaritano e presidente dell'Op, l'Organizzazione dei produttori che dovrà essere messa nelle condizioni di camminare e produrre importanti effetti su questo particolare settore delle pesca marittima.

"La risorsa non è infinita, è arrivato il tempo di intervenire immediatamente con un vero piano di gestione. I fondi europei ci sono, bisogna saperli utilizzare. Tra le priorità servono interventi su noi stessi operatori. Gli anziani, e ce ne sono diversi, devono essere messi nelle condizioni di fermarsi. Inoltre, per salvare la popolazione dei ricci, bisognerà necessariamente limitare il periodo di pesca e la quantità. Magari arrivando a un massimo di cinquecento ricci per raccoglitori. È evidente, però, che si dovrà rivedere i prezzi, magari arrivando a far pagare ogni singolo riccio a un euro. Come già avviene da anni in Sicilia e in Puglia".

GLI IRREGOLARI - Una scelta che garantirebbe il guadagno ai pescatori riuniti nell'organizzazione dei produttori e la prelibata polpa ai buongustai che ogni anno attendono novembre per gustare semplicemente le uova . Ma ci sono da fare i conti con gli abusivi. "Una piaga - spiega Stefano Melis - difficile da debellare ma che deve veramente finire perché i ricci possano continuare a esservi nei nostri fondali. Tra breve ci incontreremo con i colleghi di Oristano e Alghero così da confrontarci in previsione di nuovi incontri con la Regione e le associazioni di categoria".

Andrea Piras

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