L'ultimo gong era suonato da quasi cinquant'anni per la “Pantera Nera” di Stampace. La sera di Santo Stefano del 1962, sul ring del palasport di Bologna, Paolo Melis indossò i guantoni per l'ultima volta. Settemila persone a ruggire attorno al quadrato, di fronte a lui un ventiquattrenne peso medio, italiano di Isola d'Istria, cche aveva nel cassetto la medaglia d'oro vinta due anni prima a Roma e nel breve curriculum da professionista solo vittorie. Per la precisione 28, tutte prima del limite. Non fu vergogna arrendersi a quel Nino Benvenuti dopo 2'05" della seconda ripresa. Il sinistro del triestino faceva male: quattro volte Melis, che aveva ferito l'avversario con una testata, “assaggiò” il tappeto, prima che l'arbitro ne intorrompesse l'incontro e - inconsapevolmente - la carriera.
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