Dopo sette anni da pensionato, il ritorno alla chirurgia e al bisturi.

Aldo Lobina, medico chirurgo di Sinnai con la passione della politica e dell'agricoltura, è tornato a indossare il camice bianco smesso tanto tempo fa: da alcuni giorni fa il chirurgo all'ospedale di Lanusei, dopo averlo fatto per decenni al Marino di Cagliari.

«Comprendo la meraviglia destata dalla scelta di rimettermi in gioco», dice: «Sette anni fa, dopo 42 anni e 10 mesi di contributi utili per la pensione, avevo lasciato l'attività ospedaliera». Eppure, ora che c'è bisogno di medici, non si è tirato indietro.

«Sapevo bene, e so, che la nostra vita è fatta di tappe, di percorsi che hanno un inizio e una fine».

E tuttavia, una persona non finisce di essere medico il giorno in cui va in pensione. Chi è medico lo è per sempre?

«Certamente. Per questo, essendo stato votato per vocazione a quella professione, quando la direzione generale della Asl di Lanusei , attraverso il dottor Gusai, responsabile della Chirurgia dell'ospedale di Lanusei, mi ha chiamato per dare una mano l'ho abbracciata di nuovo, nella sua complessità e qualificazione piena. Da alcuni giorni sono tornato in corsia e in sala operatoria volentieri. Ho trovato colleghi di valore e personale preparato in un ospedale pronto strutturalmente ad ospitare diverse attività specialistiche».

Emozioni?

«Con grande sorpresa sono stato salutato dal sindaco di Lanusei, Davide Burchi, che ha espresso nei miei confronti apprezzamento e gratitudine per il contributo a tenere viva una realtà di servizio necessaria all'Ogliastra».

Una lunga esperienza, la sua.

«Dopo il conseguimento dei vari titoli di studio è venuta la specializzazione, a 30 anni; subito dopo, l'idoneità nazionale a primario di chirurgia generale, arrivata quando avevo già iniziato l'attività ospedaliera da sette anni. La pratica chirurgica intensa, esercitata in un reparto di Chirurgia d'urgenza e pronto soccorso del Marino, è stata uno dei mondi in cui mi sono immerso. Ho cercato di conciliare il lavoro con gli affetti familiari e due passioni: quella politica, nata nella adolescenza, e quella agricola, più adulta. Ho vissuto – e vivo – cercando un equilibrio possibile tra queste attività».

Un suo giudizio sulla sanità di oggi?

«In Italia e in Sardegna soffriamo di una cattiva politica sanitaria perché nel tempo è mancata una programmazione adeguata, legata alle assunzioni di personale ma non solo: molti ospedali sono stati chiusi (a Cagliari il Marino, il San Giovanni e il Binaghi) e i cittadini pagano sulla loro pelle quelle scelte. Ora, per correggere qualcosa è stato necessario rivolgersi a chi era in quiescenza come me e poteva dare un qualche contributo di esperienza. Ho sottoscritto un contratto di lavoro libero professionale (a tempo) con quella Asl e lo assolverò volentieri finché sarà ritenuto utile e le mie forze, finora sufficienti, lo permetteranno».

Chirurgo, consigliere comunale, agricoltore: tutto per passione?

«Il mio mondo. Quindi non posso che essere soddisfatto. Certo, preoccupa il fatto che oggi in Sardegna manchino 500 medici e che nel 2026 altri 320 andranno in pensione».

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