C’era il pienone all’assemblea nella sala consiliare del Municipio a Sestu mercoledì sera. Sul tavolo un tema caldissimo, la salute di tutti. Si parlava infatti dello stato dei lavori del Poliambulatorio di via Dante, chiuso dallo scorso autunno; molti servizi sono stati trasferiti a Monastir, alcuni rimangono a Sestu. Parlavano la sindaca Paola Secci, il direttore generale della Asl Marcello Tidore, e quello della Rsa Gersia in via Costa, Luca Palmas. 

«Il nostro impegno è terminare i lavori entro giugno», ha promesso Tidore. Elencando poi i propositi della Asl: «Tutti i servizi torneranno a Sestu, dalla prevenzione, alla cura, ai servizi amministrativi. Intanto, la guardia medica andrà presto in via Di Vittorio, così come i servizi amministrativi, per aiutare tutti quelli che non hanno confidenza con internet, e anche il consultorio familiare. La Gersia invece si occupa della neuropsichiatria infantile». «Purtroppo non avevamo locali disponibili per coprire tutti i servizi», ha spiegato Paola Secci.

 «Ospitiamo la neuropsichiatria infantile con piacere», ha continuato Palmas.

Tanti interventi anche dal pubblico, tra cui quello della consigliera di minoranza Anna Crisponi: «In questo momento mancano servizi, circa 6000 prestazioni tra cardiologia, oculistica e altre. Andare a Monastir è un’odissea, e molti rinunciano a curarsi. Inoltre una volta in via Di Vittorio c’era l’ambulatorio vaccinale, e non ci è mai stato restituito».

Altri hanno chiesto di un servizio di trasporto a Monastir. «Purtroppo non c’erano altri locali disponibili, abbiamo tenuto a Sestu ciò che è possibile», ha ribadito Tidore, «inoltre non si deve per forza andare a Monastir, si possono scegliere altre strutture nel cagliaritano».

Tornerà l’ambulatorio vaccinale a Sestu, o i locali di via Di Vittorio avranno altri usi in futuro? «Sarà oggetto di valutazioni strategiche».

Prossimamente dovrebbe partire anche un servizio bus per Monastir riservato ai fragili, fornito da un privato.

Si è parlato anche del recente pensionamento del dottor Lo Cascio a Sestu, che lascia scoperti 1500 pazienti: «Facciamo il possibile ma c’è comunque carenza di personale sanitario, e non possiamo costringere i medici ad andare in una sede di lavoro».

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