Il Tribunale di Sorveglianza ha revocato il permesso premio per raggiungere il posto di lavoro a Luicio Marzo, reo confesso dell’omicidio della fidanzata Noemi Durini, avvenuto nel 2017 a Castrignano del Capo (Lecce), e detenuto nell’Istituto Penale per Minorenni di Quartucciu.

Il giovane, oggi 24enne, era in permesso premio per svolgere un’attività lavorativa a Sarroch, tra le prescrizioni del giudice anche il divieto di usare viecoli a motore.

Un mese fa, lo scorso 11 agosto per la precisione, è stato fermato a Cagliari dalla Polizia Stradale. Marzo non si è fermato all’alt e ha tentato la fuga prima in auto e poi a piedi, prima di essere bloccato. Oltre a violare la prescrizione è risultato anche positivo all’etilometro, per lui scattò anche una denuncia.

La notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno per Imma Rizzo, madre di Noemi Durini: «Uno squarcio al cuore – disse -, non sapevo nulla, quando ho letto la notizia ho avuto un calo di pressione, mi è crollato il mondo addosso». E ancora: «Non è possibile che chi commette un reato così grave dopo neanche sei anni vada a spasso, noi persone per bene non possiamo circondarci di queste fecce umane».

La battaglia per revocare il permesso col passare dei giorni è diventata politica: la consigliera di Parità della Provincia di Lecce Filomena D’Antini si era appellata anche al ministro Nordio, chiedendo di togliere ai responsabili di femminicidi la possibilità di ottenere permessi premio.

Ieri la decisione del giudice, che ha revocato il permesso che Lucio Marzo aveva ottenuto neanche sei anni dopo il terribile delitto commesso nelle campagne del Salento.

(Unioneonline/L)

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