Nelle brochure turistiche scriveranno il falso. Quella Sardegna è vietata, vietata ai sardi e non solo. Negata ai civili e ai turisti, con tanto di ordinanze e filo spinato. Inavvicinabile. Anzi, nei cartelli “giallo-turistico” c’è pure scritto: vietato avvicinarsi, vigilanza armata. Come dire: state alla larga o spariamo. Come benvenuto non c’è male. Quel pezzo di Sardegna, dipinto da dune bianche e acque turchesi, è costellato da cartelli persino sulle spiagge. Anche in quel caso l’invito è perentorio: vietato avvicinarsi, bombe inesplose. In pratica, se mettete un piede sul bagnasciuga, saltate per aria. Insomma, non serve un manuale da buon antimilitarista per capire l’impatto di quel poligono Nato nell’ultimo lembo di terra sarda verso l’Africa. Sino a qualche settimana fa, in quei solchi terrestri scolpiti da bombe e missili, cingolati e ruspe militari, hanno “giocato” alla guerra eserciti di mezzo mondo, dai norvegesi ai tedeschi, passando per americani e belgi. I tedeschi, in formato mercanti d’armi, si sono portati anche una pattuglia di Leopard, i più potenti dei carri armati.

Fiera delle armi e del green

Qui, nel poligono di Teulada, hanno corso come forsennati, inseguiti solo dalla polvere al torio e dalla smania di mostrare l’efficienza di quei “gioielli” da devastazione militare. Del resto i signori della Rheinmetall, i proprietari della Rwm di Domusnovas, gli hanno fatto solcare i mari del nord Europa nella speranza di convincere i cassieri dell’Esercito italiano a sganciare qualche miliardo, almeno tre, per comprarne una pattuglia da far scorrazzare durante l’anno tra i lentischi e il mirto di Teulada. Le cronache delle stellette hanno distribuito immagini eloquenti di bombardamenti a mezzo costa, con conflitti simulati tra una sponda e l’altra di Capo Teulada. Non si sono risparmiati nemmeno nell’ultimo giorno dell’esercitazione Noble Jump 2023, il salto nobile. Decine di giornalisti da tutta Europa giunti sin qui per documentare, presi per mano come una scolaresca, i prodigi di quei mezzi di guerra. Nessuno gli ha spiegato che quelle non erano esercitazioni di guerra, ma molto più semplicemente una vera e propria fiera di armi. Tutti lo sanno, ma in pochi lo dicono: dentro Teulada non si fanno esercitazioni, ma si consumano bombe e missili con il fine ultimo, o forse primo, di foraggiare l’industria bellica, italiana e non solo.

Poligono per il “rampollo”

Ora, a rendere ancora tutto più surreale, irrompe sul proscenio di Teulada il circo mediatico di uno dei più potenti "rampolli” della dinastia spagnola, tale Alejandro Agag, per tutti il genero dell’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar. È lui che, in barba ad ogni processo per disastro ambientale, con tanto di inquinamento radioattivo, ha avuto in “concessione” nientemeno che la base interforze di Teulada. Roba da non credere: il poligono descritto dai Generali come inviolabile ed intoccabile, quello definito dal Ministero della Difesa strategico e da pronto intervento, adesso è “affittato” al “caballero de Spagna”. A Teulada, in questi giorni, come per magia, sono spariti i carri armati, si è liquefatto l’inquinamento, anche le bombe inesplose con le quali si tengono lontani i bagnanti sono diventate margherite conficcate nel terreno. Sono sparite le tende militari per far posto a quelle del circo della “Formula Elettrica”, quella del “potente” Agag. È lui che ha, miracolosamente, ottenuto il via libera del Ministero della Difesa, per portare a scorrazzare lì dentro quei suv elettrici, propaggine green della Formula uno.

Burletta turistica

Con inusitata fantasia c’è chi si è spinto a parlare di grande spot per la Sardegna. In questi casi non c’è limite all’ironia, trasformando, però, una questione drammaticamente seria in una burletta. In quell’area, infatti, i tecnici della Procura di Cagliari hanno riscontrato un disastro ambientale, con aree interne al poligono colpite da missili con tracciatori radioattivi, nella fattispecie il Torio, sostanza ben più pericolosa dello stesso Uranio impoverito. Ne sono convinti tutti i Giudici che in fase preliminare hanno poi deciso di spedire a processo tutti i vertici militari, dai capi di Stato maggiore della Difesa a quelli dell’Esercito. Al Ministro e ai graduati del processo imminente al Tribunale di Cagliari non importa granché, anzi, sfidano apertamente i Giudici con tanto di giochi acrobatici su quattro ruote, nelle stesse aree finite sotto processo per disastro “innominato”. Un senso di impunità rivendicato non solo nelle sale dorate dei circoli ufficiali, ma anche con sfoggio di arroganza attraverso irridenti manifestazioni “green” dentro il poligono più inquinato. Di questa autorizzazione rilasciata al “circo automobilistico” nessuno sa niente. Tutti ignorano quale sia l’ufficio di Stato che ha vergato un pezzo di carta per le società del “genero” più potente di Spagna.

Ecogenerale

Qualche Generale, in conferenza stampa, si è lasciato solo andare ad un commento laico-ecologista: «L’Esercito è in prima linea ed è insieme a chi lavora per promuovere iniziative tese a migliorare l’ambiente in cui viviamo». Peccato che qualche settimana fa, gli stessi Generali stessero bombardando quell’area che per l’Europa è un sito di interesse comunitario, gravato dalla massima tutela ambientale. Le immagini dei droni dell’organizzazione di Agag mostreranno le acque turchesi di Cala Zafferano e Porto Scudo, ma nessuno gli dirà che anche ieri mattina c’erano i “vigili urbani” del mare, quelli di Stato, che multavano i natanti ormeggiati sul quel tratto di mare. Multati perché sostavano in uno specchio acqueo interdetto per “bombe inesplose”. Nessuno dirà ai “consumatori” di quelle immagini che quei tracciati “stradali” inquadrati dall’alto non sono rupestri vie d’accesso per ovili, ma lo sventramento terrestre dei cingolati e dei Leopard che proprio lì, qualche settimana fa, si esibivano in gimkane e inseguimenti per la “goduria” guerrafondaia dei generali.

Green sul disastro

L’otto e il nove luglio a Teulada si consuma la fiera militare-ambientalista, quella della «Formula Elettrica - Island X Prix». Nel poligono, ovviamente, entreranno solo i “fortunati”, gli amici di chi elargisce biglietto d’ingresso, ovviamente omaggio. Non esiste, infatti, la possibilità per i “comuni” mortali di accedere all’area di gara, nemmeno a pagamento. Roba d’elite, come si può immaginare. La Sardegna, del resto, la si promuove nelle aree vietate, bombardate e inquinate, dove nessuno può accedere, salvo ammiccamenti e amicizie graduate.

Senza traccia

Ultima annotazione per le parole di Alejandro Agag, il genero di Aznar, diventato il Bernie Ecclestone delle macchine elettriche. Lui, che del potere politico è una propaggine autentica, sa dove bussare e con quale grazia. Tutti sanno che vanta un’agenda di 20.000 numeri di telefono, che non disdegna le amicizie altolocate, a partire da quelle italiane. E del resto solo un circolo di potenti può celarsi dietro la “concessione” di un poligono militare della Nato ad un divulgatore di “macchinette” elettriche. Lui, Agag, in una recentissima dichiarazione ha avuto l’ardire di affermare: «Chiamiamo la nostra corsa Extreme E: la corsa che non lascia traccia. Quando ce ne andiamo, non vi accorgete che siamo passati. Abbiamo un comitato scientifico - con alcuni dei migliori scienziati al mondo, che si occupano di questioni ambientali, che vengono da Oxford e Cambridge - che innanzitutto danno un'occhiata alla situazione sul posto e controllano ovviamente che non siano stati fatti danni. Ed è così che garantiremo che gareggeremo senza lasciare traccia in quei luoghi». Peccato, però, che per lui, il lavoro sporco, quello dei bombardamenti, dell’inquinamento radioattivo e non solo, lo abbiano fatto altri, a partire da quei Generali a processo per disastro ambientale, consumato nello stesso poligono dove si corre “verde”. La propaganda militare ora è “elettrica”.

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