Una folla di fedeli, arrivati per una gran parte dal Sulcis-Iglesiente, ha accompagnato oggi pomeriggio la cerimonia di ordinazione episcopale di monsignor Mario Farci, vescovo di Iglesias, nella basilica di Sant'Elena a Quartu. 

Ad accoglierlo c'erano i vescovi della Sardegna guidati da Monsignor Antonello Mura, vescovo di Nuoro e Lanusei e presidente della Conferenza episcopale sarda, e tanti sacerdoti giunti da ogni parte dell'Isola.

Nelle prime file le autorità religiose e militari. Il sindaco di Quartu, Graziano Milia, la presidente del Consiglio comunale, Rita Murgioni, e il sindaco di Iglesias, Mauro Usai.

È stato Milia a parlare prima dell’inizio della cerimonia, presieduta dall’Arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi insieme ad Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari e amministratore apostolico di Iglesias, Giuseppe Mani arcivescovo emerito di Cagliari e Monsignor Giovanni Paolo Zedda, vescovo emerito di Iglesias. «Caro Mario», ha detto il primo cittadino. «Diventi vescovo di una diocesi prestigiosa, di una realtà complessa, difficile, affascinante con tanta storia passata e recente. Non ci dimenticheremo di te e ti chiediamo nelle tue preghiere e nei tuoi pensieri di non dimenticarti di noi».

Durante l'omelia Baturi ha evidenziato come «questa ordinazione avvenga mentre l’Anno Santo muove i suoi primi passi. Tuo compito, carissimo don Mario, come profeta, testimone e servo della speranza, è sempre annunciare testimoniare e servire la Resurrezione del Signore e invitare tutti a compiere il passaggio alla vita nuova e bella che Egli ci dona».

Il momento della comunione diventa lunghissimo per la presenza delle numerose persone che affollano la chiesa, il cortile dell’oratorio e l’auditorium della basilica, davanti ai maxischermi.

Successivamente monsignor Farci va a salutare tutti e ricevere abbracci e applausi, prima dei saluti finali e dei ringraziamenti: «Ringrazio chi è venuto qui dal Sulcis, meritavate di certo ben altro rispetto a me, ma che dire? Accontentatevi!» E poi rivolge un pensiero «agli operai delle industrie della mia diocesi che attraversano un momento di crisi».

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