La protesta per il latte: "Una vita di sacrifici ma per cosa?"
Francesco Pintore è il 23enne di Vallermosa che ha gettato il latte a terra questa mattinaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Vogliamo avere la nostra dignità, non possiamo andare avanti in questa maniera".
Francesco Pintore, giovane allevatore ventitreenne, di Vallermosa, spiega il motivo che l'ha spinto a versare il latte per terra anziché conferirlo al caseificio.
Erano circa le 6 del mattino quando la cisterna che carica il latte è arrivata nell'azienda di Pintore, il tempo di fare manovra per disporre il mezzo e il carico, 600 litri di prodotto appena munto sono stati versati per terra, davanti all'operatore del mezzo rimasto allibito.
"È un gesto estremo, ma è la nostra ultima chance, a questi prezzi non riusciamo più a vivere, se non risolviamo qualcosa ora, non ci riusciremo mai più".
Francesco, dopo la scomparsa del padre, avvenuta due anni fa, ha dovuto rimboccarsi le maniche e portare avanti, da solo, un'azienda di 500 capi ovini. "Ho abbandonato gli studi a quindici anni, per seguire il lavoro di mio padre - racconta l'allevatore - Ora sono solo a mandare avanti l'azienda, anche perché non posso permettermi un aiuto, ma devo farlo per amore verso il mio lavoro e per sostenere la famiglia: la mia mamma, un fratellino di 3 anni e una sorella di 9".
Una vita scandita dal duro lavoro, forse troppo duro per un giovane della sua età: "La mia giornata inizia alle 5 del mattino, dopo un veloce caffè parto verso l'ovile, che dista 5 chilometri, per iniziare la mungitura. Seguono la pulizia degli strumenti e dei locali, avviare le pecore al pascolo e un pasto frugale. La sera si ripete. Termino alle 19 tutti i giorni, tutto l'anno, con qualsiasi tempo e stato di salute - spiega Pintore - Poi ci sono da svolgere le pratiche burocratiche, che impegnano tanto tempo, e la stagione dell'aratura dove sei costretto a lavorare fino a notte fonda".
Vedere quest'azienda, posizionata su una collina dalla vista mozzafiato, con tante pecore che pascolano nei verdi erbai incontaminati, può ingannare: dietro questa facciata da cartolina si fatica a sopravvivere.
Oltre al duro lavoro ci sono i problemi legati al prezzo del latte, pagato attualmente meno di 60 centesimi il litro, importo che non basta a ripagare le spese di gestione e produzione: "Siamo in perdita, abbiamo un eccellente prodotto, ma, per sopravvivere, non possiamo venderlo a meno di 95 centesimi", conclude Francesco Pintore.