Troppi detenuti, molti dei quali ricoverati fuori dal carcere, pochi agenti e un sistema che «non regge più». È la situazione che starebbe vivendo la casa circondariale di Uta, denunciata dal sindacato Si.N.A.P.Pe, che lancia l’allarme.

«Attualmente sono quattro i detenuti ricoverati in luogo esterno di cura – si legge in un comunicato del sindacato – dove per garantire la sicurezza sono impiegati 32 poliziotti che coprono turni h24, in questo modo salta ogni tipo di organizzazione del lavoro, con personale che si vede revocato ogni diritto soggettivo, ferie e riposi, un sistema così non può più reggere ed andare avanti». A ciò si aggiungerebbero «le condizioni psico-fisiche del personale che non possono reggere ancora per molto. Serve l’immediata apertura del reparto detentivo ospedaliero, pronto ma mai consegnato».

Ma a destare preoccupazioni è anche il numero di detenuti ed internati mentalmente instabili nelle carceri sarde, che «ha raggiunto numeri inaccettabili, con un aumento vertiginoso dei ricoveri ospedalieri, e troppo spesso con aggressioni verso il personale di Polizia Penitenziaria e operatori sanitari, poiché costretti a lavorare in condizioni di estremo disagio essendo i detenuti o gli internati ricoverati nelle corsie degli ospedali insieme ai pazienti comuni».

Come annunciato dal segretario regionale del Si.N.A.P.Pe Raffaele Murtas, «chiederemo un incontro urgente con il Presidente della Regione Sardegna e con l’Assessore alla Sanità, siamo disposti a scendere in piazza e mantenere un presidio sotto la regione finché non risolveranno il problema».

(Unioneonline/v.f.)

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